Produzioni in calo, ma qualità buona nel primo semestre del 2018 nei campi piacentini e in generale dell’Emilia Romagna. È il bilancio al giro di boa di metà anno fatto da Coldiretti regionale che ha tenuto oggi l’assemblea annuale cogliendo l’occasione per presentare una prima valutazione produttiva delle principali colture arrivate a maturazione sul territorio regionale. Il maltempo e le gelate di fine febbraio/primi di marzo in piena fioritura – informa l’organizzazione dei coltivatori – presentano il conto con un calo di produzione della frutta primaverile, con le ciliegie che hanno fatto registrare una produzione in calo mediamente del 30% sul territorio regionale. La minore offerta sul mercato, unita alla buona qualità soprattutto delle pezzature maggiori ha consentito di spuntare prezzi soddisfacenti sul mercato, grazie anche ad una quasi totale assenza di arrivi di prodotto francese e spagnolo. Sui prezzi non ha avuto lo stesso effetto il calo produttivo delle albicocche di cui l’Emilia Romagna è uno dei principali produttori italiani; sugli alberi mancava il 40% di frutti rispetto al 2017, ma il prezzo si è attestato su livelli medi, tra 0,50 e 0,80 euro al quintale a seconda della pezzatura, non certo in linea con quello che ci si poteva attendere dalla minor produzione. Le prospettive potrebbero migliorare nei prossimi giorni con la fine della presenza sul mercato del prodotto proveniente dall’estero e da altre zone d’Italia.
Le gelate hanno determinato il calo produttivo anche della frutta estiva per cui i produttori dell’Emilia Romagna in virtù della minore offerta sul mercato si attendono prezzi più che soddisfacenti. Molto – spiega Coldiretti regionale – dipenderà anche dall’import di frutta estera da Paesi che non hanno i nostri stessi standard qualitativi e che spesso finiscono con il fare una concorrenza sleale alle nostre pesche e nettarine.
Campagna in salita per il grano a causa di pioggia e vento di inizio giugno, troppo a ridosso della raccolta. Con la trebbiatura arrivata ormai alle ultime battute, Coldiretti Emilia Romagna stima un calo produttivo generalizzato sul territorio regionale di circa il 20% con punte anche del 40% nelle aree occidentali, in particolare la provincia di Piacenza. La produttività sia per il grano tenero sia per il duro, si è attestata attorno ai 45-50 quintali per ettaro con qualche punta di 60-65 quintali, ben lontani dalla media degli 80 quintali e ancor di più dei 90 quintali per ettaro prodotti nell’eccezionale 2017.
Buoni risultati vengono invece – secondo Coldiretti regionale – dai grani antichi, come il “Senatore Cappelli” che, pur producendo in media meno di altri grani duri, conferma la sua ampia adattabilità e rusticità, che gli consente di mantenere una produttività standard anche in situazioni di siccità e di stress ambientale. Risultati ottimali sono venuti anche dalla varietà “Giorgione”, il primo grano di forza selezionato dalla Società Italiana Sementi, utilizzato per produrre i primi panettoni e colombe pasquali tutti con grano italiano.