Il presente comunicato a nome e per conto dell’associazione animalista ARCA DI NOE’ onlus, con sede in Piacenza, in merito alla vicenda dell’uccisione del cinghiale Agostino al Parco della Galleana in data 23 giugno ultimo scorso.
“E’ stata in data odierna depositata istanza di accesso agli atti ex L. 241/90 a tutti gli enti pubblici coinvolti in questa triste storia, allo scopo di verificare se sussistano estremi per eventuali iniziative di tipo legale. Troppi i dubbi circa la regolarità del blitz sfociato in una vera e propria mattanza, con tanto di immediata eviscerazione del selvatico, che, nei giorni precedenti, la cittadinanza aveva simpaticamente battezzato “Agostino”. Sentiamo come imperativo il dovere di assolvere in modo concreto il nostro ruolo istituzionale, cioè quello di vigilare sul rispetto delle leggi in materia di fauna selvatica ed, in generale, di tutela degli animali”.
“Non ci spaventa l’atteggiamento di quanti ritengono eccessivo il nostro grido di condanna rispetto al ricorso, un po’ troppo disinvolto, alle armi per gestire criticità che coinvolgono altri esseri viventi. Ribadiamo le ferma indignazione per il voltafaccia del sindaco uscente Dosi il quale, dopo aver acconsentito alla cattura incruenta di Agostino, autorizzando l’intervento del centro faunistico “Il Pettirosso di Modena” per la telenarcosi, ha, di fatto, creato cavilli burocratici e ritardi operativi per poter, poi, preferire le solite squadre di spietati cacciatori. Non riteniamo neppure credibile la farsa del fallito tentativo di sedazione, prima del colpo di carabina, in quanto le modalità stesse del blitz sono incompatibili con un’ipotesi di telenarcosi. Quest’ultima presuppone un appostamento a debita distanza in un momento di relax dell’animale, come fanno i veterinari in Africa che, per studiare o catturare elefanti, rinoceronti o grossi felini, si posizionano addirittura “sottovento” per non far percepire la presenza umana. Al parco della Galleana, la tecnica dell’irruzione violenta da parte di una trentina di cacciatori minacciosi, accompagnati dai latrati di cani eccitati, ha evidentemente causato uno stato di panico e terrore nel povero Agostino indifeso che, accerchiato e braccato, senza via di fuga, ha vanificato l’effetto del narcotico”.
“Ogni anno in Italia vengono trucidate centinaia di migliaia di ungulati, nell’ambito di programmi di contenimento formalmente legittimi, ma questo non deve farci desistere dal denunciare i casi di presunti abusi e dallo stigmatizzare scelte politiche ipocrite e scellerate. La vita di un selvatico che, nello specifico contesto, non costituiva minaccia all’incolumità o sicurezza pubblica, meritava di essere preservata in conformità ai dettami di legge, al buon senso e al presunto grado di civiltà della gente del posto”.