Aggressioni a sfondo razziale ed estorsioni, due arresti. Nella mattinata del 27 novembre la squadra mobile della polizia di Piacenza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari Gianandrea Bussi su richiesta del pm Matteo Centini, titolare dell’indagine, nei confronti di due cittadini italiani, G.B. di 25 anni e F.S. di 40 anni, entrambi residenti a Piacenza. Tutto è partito da un episodio verificatosi alla metà di ottobre, quando un ragazzo di origini marocchine venne aggredito all’esterno di un noto locale pubblico cittadino. In quell’occasione, infatti, il cittadino straniero era stato aggredito fisicamente e verbalmente da G.B. e apostrofato con epiteti razzisti quali “marocchino di merda”. Sempre nel contesto dell’aggressione, la vittima ha riferito, inoltre, che il G.B. lo avrebbe “accusato” di appartenere ad una razza inferiore, lodandosi di ciò che aveva fatto e proclamandosi un “nazifascista convintissimo”, fiero del proprio comportamento razzista.
“A partire da questo gravissimo episodio l’attività degli investigatori ha permesso di ricostruire e addebitare al G.B. ulteriori e differenti condotte, caratterizzate da un elemento comune rappresentato dallo sfondo razziale e l’estremizzazione politica delle condotte, accompagnate da un’aggressività feroce e crescente” si legge in una nota della questura.
In particolare, oltre ad episodi di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, il 31 ottobre il giovane si era reso nuovamente protagonista di un’aggressione ai danni di un ragazzo piacentino procurandogli la frattura del setto nasale. Le indagini hanno portato alla luce un tentativo di estorsione da parte del 25enne in concorso con il 40enne nei confronti di un uomo piacentino al quale avevano prestato una somma di denaro: davanti alla mancata restituzione immediata della somma, i due lo avevano terrorizzato con comportamenti intimidatori, aggressivi e minacciosi, anche nei confronti dei famigliari della vittima, sino a giungere a delle vere e proprie manifestazioni di violenza fisica.
Gli inquirenti hanno raccolto gli elementi necessari a richiedere all’autorità giudiziaria le misure cautelari, emesse nella forma della custodia cautelare in carcere. Entrambi i soggetti si trovano adesso alle Novate a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.