Accoglienza rifugiati, Tagliaferri (FdI): “Rete Sprar, progetti inutili per un flusso di denaro continuo”

“Si tratta sempre di soldi. Sono evidentemente strumentali le critiche dei Comuni aderenti alla rete Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo) che si stracciano le vesti per la decisione del Governo di stringere i cordoni della borsa. Si tenta di limitare, infatti, gli spazi per quei progetti inutili portati avanti dalle amministrazioni locali coinvolte nel sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati. Un sistema che è servito, più che altro, a far nascere, mantenere in vita e foraggiare corsi di formazione, cooperative, associazioni e affini, quegli stessi soggetti che hanno poi messo in piedi attività e progetti fantasiosi, spesso del tutto inutili, per stranieri il più delle volte senza alcun diritto a rimanere nel nostro paese. Agli italiani la politica dei confini aperti a tutti e dell’accoglienza ad oltranza del Pd è costata somme astronomiche, che difficilmente si possono quantificare. Non si tratta, infatti, solo delle cifre di vari miliardi di euro inserite nel bilancio statale per l’accoglienza. Si devono aggiungere anche i costi per la sanità e per la sicurezza, ma anche i costi per il degrado delle città: rivoli su rivoli. E si devono contare anche le risorse che arrivano dalla Regione, da altri Enti e dal welfare dei Comuni. Cifre sottratte ad altri obiettivi forse più significativi”.

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“Ma per tornate alla rete Sprar, proprio agli sgoccioli della scorsa legislatura il governo Pd avrebbe stabilito contributi pari a 20 milioni di euro, non proprio noccioline, da destinare a centinaia di comuni grandi e piccoli per questi progetti. Fra le amministrazioni più premiate non poteva mancare Bologna, con i suoi 880 mila euro. Cifre forse non significative per i grandi centri urbani, ma molto utili a paesi e piccole città, se, come si legge, queste risorse non sono neppure vincolate ad un uso specifico. Per questo sono poco credibili i difensori ad oltranza della rete Sprar e dei progetti realizzati nel suo ambito. Sembra quasi esista un mondo parallelo che si nutre di risorse pubbliche, che sopravvive grazie alla presenza di stranieri (che per la maggior parte dovrebbero tornare nel proprio paese di origine) e che vorrebbe che il flusso della propria sopravvivenza non si esaurisse mai. Può essere questo l’interesse del Paese?”.