“Abbiamo dimenticato la Pasqua, sono rimaste le croci. E le colpe sono sempre degli altri”

Abbiamo cantato l’Alleluia, che esprime la gioia della festa di Pasqua. Da duemila anni i discepoli di Gesù cantano l’Alleluia, annunciano e testimoniano la Pasqua. Anche noi, discepoli di oggi, celebriamo con esultanza la Pasqua di risurrezione, anche noi proclamiamo con il cuore e con le labbra: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore; rallegriamoci e in esso esultiamo”. Così il vescovo monsignor Gianni Ambrosio si è rivolto ai fedeli in occasione delle celebrazioni della Pasqua.

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Quanti cambiamenti sono avvenuti in questi duemila anni di storia, quanti profondi mutamenti avvengono in questo nostro tempo. Ma nella storia, con le sue molte conquiste e con le sue numerose contraddizioni, è avvenuto l’inatteso: l’evento della Pasqua di Risurrezione è il grande e vitale mutamento. La Pasqua è una forza che trasforma tutta la realtà, un’energia immensa che rinnova la vita. Noi che siamo la comunità dei discepoli del Signore crocifisso e risorto ci rallegriamo della grazia della Pasqua illumina la storia e infonde speranza al cammino umano. Nel corso dei secoli la Chiesa ha ‘narrato’ e continua a ‘narrare’ l’evento della passione, morte e resurrezione di Cristo con gioia e con coraggio.

La parola del Signore ci ricorda l’esperienza che ha cambiato la vita di coloro che hanno visto e incontrato Gesù risorto. Per paura l’apostolo Pietro, durante la passione, era fuggito. Dopo l’incontro con il Risorto, con grande coraggio osa proclamare: “Noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute (…), lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno e volle chi si manifestasse a noi”. La manifestazione del Risorto ha reso Pietro così audace da proclamare questo annuncio davanti a coloro che avevano messo a morte Gesù. Per Pietro la verità della vita gloriosa di Cristo e della sua nuova presenza in mezzo a noi è più forte di ogni paura.

Questa è pure l’esperienza dell’apostolo Paolo: Cristo e risorto e noi siamo risorti con Lui. Perché Cristo è la nostra Pasqua, la nostra vita, la nostra speranza. Per Paolo è questo il cuore dell’annuncio cristiano: uniti a Cristo morto e risorto, passiamo dal peccato e dalla morte alla vita nuova di figli di Dio, incamminati verso la salvezza.

Il racconto evangelico narra l’esperienza di Maria di Magdala, che aveva seguito fino ai piedi della croce. Questa donna, insieme ad altre donne, è collegata strettamente all’annuncio cristiano della Pasqua, prima come testimone della morte e della sepoltura di Gesù e poi della sua risurrezione. Lei è la prima destinataria dell’annuncio pasquale ed è la prima messaggera della gioiosa notizia. Per Maria di Magdala e le altre donne, come per Pietro che corre insieme a Giovanni verso il sepolcro vuoto, è l’inizio di un cammino che arriva alla fede nel mistero di amore e di vita che è la Pasqua, evento che dona luce e speranza.

Cari fratelli e sorelle, uno scrittore ha affermato: “abbiamo dimenticato la Pasqua, sono rimaste le croci. E le colpe sono sempre degli altri”. L’affermazione è certamente secca, ma esprime la nostra situazione e, soprattutto, invita a ricuperare il contenuto dell’augurio cristiano della Pasqua. Anche noi rischiamo di dimenticare la Pasqua quando nelle nostre scelte ci affidiamo a riferimenti mutevoli e precari, all’insegna del ‘mi piace o non mi piace’, quando il nostro orizzonte è limitato al proprio io e al momento presente. Ma senza la Pasqua, restano solo le croci senza alcuna luce, resta l’insoddisfazione: è l’esperienza quotidiana di molti.

Cosa vuol dire per noi non dimenticare la Pasqua in un contesto che ne ha perso la memoria? Vuol dire lasciarci sorprendere dall’amore di Gesù che ha dato la sua vita per noi ed è sceso nell’abisso della morte. Ma la morte non ha vinto: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto”.
Vuol dire lasciarci illuminare dalla luce e della speranza della Pasqua. Noi, discepoli di Gesù, siamo chiamati a donare luce e speranza a questo mondo per vincere le situazioni in cui la nostra umanità è messa a rischio, disprezzata o negata. La speranza cristiana non è semplicemente un desiderio, non è neppure ottimismo. La speranza cristiana è Cristo morto e risorto. Egli è la forza che ci fa risorgere a vita nuova e ci dona la gioia della vita nella comunione con Dio e con gli uomini.

Vuol dire ravvivare in noi l’attesa della Pasqua eterna: risorti con Cristo, siamo destinati alla pienezza della comunione e della pace. Non dimentichiamo il compimento della Pasqua nel mistero dell’amore di Dio.

Preghiamo perché la nostra fede sia una fede pasquale. Preghiamo perché la Chiesa continui a cantare l’alleluia, continui l’annuncio e la testimonianza del Crocifisso-Risorto, mantenendo accesa la lampada della speranza, luce che illumina il cammino degli uomini verso la salvezza che il Cristo