Uccisa a Piacenza, forse avvelenata e poi soffocata. Con il corpo poi trasportato e sepolto a Massa Marittima (Grosseto) nei pressi di un casolare. Ci sarebbe un testimone chiave nella vicenda del ritrovamento dei resti ossei di Giuseppina Pierini, la pensionata che scomparve da Pontenure (Piacenza) nel luglio del 2012. E’ lui – si parla di un ragazzo giovane, qualcuno addirittura vocifera che si tratti di un parente della donna – che avrebbe condotto i carabinieri di Follonica giovedì sera sul luogo del ritrovamento del cadavere, ma che soprattutto avrebbe raccontato i dettagli della morte della donna, avvenuta più di tre anni fa, che delineerebbero un omicidio piuttosto efferato. Gli investigatori dell’Arma, coordinati dal piemme Alessandro Leopizzi, mantengono il più stretto riserbo sulle indagini. Ma a quanto pare starebbero assecondando la pista indicata dal giovane uomo che li ha condotti sul luogo del ritrovamento del cadavere. Il testimone, che si sarebbe fatto vivo dopo tre anni dalla scomparsa, avrebbe raccontato che la donna sarebbe stata uccisa nell’appartamento di Pontenure: avrebbe prima ingerito una bevanda probabilmente avvelenata (un mix di medicine) e poi sarebbe stata soffocata con un sacchetto di cellophane. Il corpo, dopo essere stato avvolto in una coperta e poi in un sacco, sarebbe stato quindi portato nel Grossetano e sepolto. Gli inquirenti stanno cercando di verificare l’attendibilità del racconto di questo testimone e attendono anche l’esito dell’esame del dna disposto sui resti del corpo ritrovato per verificare che esattamente si tratti di Giuseppina Pierini. Nelle ore scorse i militari hanno interrogato anche la figlia e il nipote. La pensionata in effetti era originaria di Follonica, ma si era trasferita con la famiglia a Pontenure. Al momento in procura a Grosseto c’è un’inchiesta aperta per occultamento di cadavere. Ma non si escludono nuovi sviluppi.