Incredulità e preoccupazione. Questi i sentimenti che animano i parigini e i tanti piacentini che vivono nella capitale francese dopo lo sconvolgente attacco armato contro la redazione di Charlie Hebdo. Una sventagliata di pallottole contro giornalisti e vignettisti al grido di «Vendicheremo il profeta». Almeno 12 morti. Due dei quali poliziotti. Freddati per strada senza pietà. Almeno 20 feriti, 4 gravi. Tre uomini incappucciati e vestiti con le tute nere dei reparti speciali sono penetrati nella sede del giornale satirico francese, noto per le prese di posizione dissacranti e provocatorie sul terrorismo di matrice islamica per le quali era già stato bersaglio di attentati nel 2011. Poi hanno fatto fuoco con dei kalashnikov massacrando la redazione. È successo nell'XI arrondissement, in rue Nicolas-Appert, la zona orientale della capitale francese, nelle vicinanze di piazza della Repubblica e della Bastiglia. E proprio a pochi passi da lì, a circa un chilometro, lavora come direttore di progetto Stephane Bruzzi, 42enne nato a Parigi, ma con genitori originari di Unghia, frazione di Farini (Piacenza), luogo dove spesso torna. Lo abbiamo raggiunto al telefono ed ha la voce ancora scossa. “Quello che è successo è semplicemente incredibile. Poco dopo l’accaduto anch’io sono andato in piazza della Repubblica per vedere. Era una situazione sconvolgente. Un attacco alla democrazia? Non so come si possa definire un attacco del genere. Forse, solo che adesso c’è paura sia di repliche sia di eventuali ritorsioni. Hollande ha proclamato lo stato di allerta mandando tutte le forze di polizia per strada. Quello che mi viene da dire è che se per un disegno dissacrante, oltretutto fatto su un giornale che vende solo 20mila copie, si arriva a un fatto atroce come questo, non c’è da stare tranquilli”. Stephane definisce gli attentatori “fanatici cretini” e rivela un particolare curioso. Tra i fondatori del giornale Charlie Hebdo, aperto a Parigi per la prima volta negli anni Settanta, c’era anche Francesco Cavanna, uomo originario di Bettola scomparso all’inizio dello scorso anno. C’è timore dunque nella capitale francese. “Si teme che possa riaccadere. Adesso a Parigi i negozi sono pieni di gente perché ci sono i saldi. Abbiamo solo la speranza che prevalga la ragione”.