Assolto per non aver commesso il fatto. Si chiudono quattro anni di inferno giudiziario per Massimo Boselli Botturi, 50 anni, cremonese di Casalmaggiore ed ormai ex amministratore delegato della cooperativa Nuova Informazione che editava, tra le varie pubblicazione, la Cronaca di Piacenza e naturalmente quella di Cremona. I due giornali hanno chiuso i battenti definitivamente nel gennaio del 2012 e con loro anche le altre società legate al gruppo cremonese. Un disastro per 120 dipendenti e oltre 200 collaboratori che vivevano di quei posti di lavoro. Eppure se n’è parlato pochissimo. A Piacenza più che a Cremona, dove il quotidiano locale La Provincia ha dedicato paginate alla vicenda, dandone grande risalto sin dal giorno dell’arresto di Boselli a Natale del 2010. A Piacenza il quotidiano Libertà aveva dedicato un breve articolo nelle pagine nazionali. L’accusa era truffa ai danni dello Stato: secondo l’accusa, che si basava su un’indagine della Guardia di finanza cremonese che aveva portato inizialmente a una dozzina di indagati, tutti archiviati uno dopo l’altro, Boselli con la collaborazione attiva di sua moglie avrebbe fatto percepire indebitamente contributi statali alle società da lui amministrate o a lui collegabili. Condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi, la Corte d’appello di Brescia ha ribaltato la sentenza: assolto perché non c’è stata nessuna irregolarità e non è stato posto nessun ostacolo ai controlli. Ma c’è di più. A chiedere l’assoluzione dell’ex ad di Cronaca è stata la stessa Procura generale, ovvero la pubblica accusa. Una mega indagine della Finanza che ha portato alla chiusura di cinque società e due giornali ed è finita in niente.