Vittorio Sgarbi chiede a Piacenza l’Ecce Homo per l’Expo di Milano, il Collegio Alberoni glielo nega: il capolavoro dipinto da Antonello Da Messina resterà nelle stanze della pinacoteca piacentina perché, dice in sintesi il presidente dell’Opera Pia Alberoni, non sono state fornite le garanzie necessarie a tutelare un’opera così importante e delicata. Tanto basta per mandare a monte un valido progetto di promozione dell’arte piacentina, e quindi di tutto il territorio, pensato da un piacentino illustre come l’avvocato Corrado Sforza Fogliani, già presidente della Banca di Piacenza e di Confedilizia, proposto a Sbarbi (suo amico personale) e da lui accettato di ottimo grado.
L’idea era quella di esporre l’Ecce Homo all’Expo di Milano nell’ambito di una mostra di capolavori italiani all’interno del padiglione voluto dall’imprenditore Oscar Farinetti (patron di Eataly) e dal gastronomo Carlo Petrini (fondatore di Slow Food) e, più in generale, dedicato alle eccellenze del Balpaese; una sorta di “summa” di tutto ciò che di buono e bello può offrire l’Italia al mondo. Pensare che in questo contesto potesse esserci un pezzo (e che pezzo!) di Piacenza non era certo un’idea peregrina. Ma a quanto pare resterà tale, e cioè un’idea. Ormai Sgarbi, furibondo per il diniego, ha già sostituito l’Ecce Homo con la “Madonna con il bambino e Cristo in Pietà” di Antonello, chiesta e concessa (ben volentieri) dal Museo regionale di Messina. Nulla di fatto, dunque. Eppure altre opere piacentine sono state prestate senza tante storie per eventi, anche internazionali; basti pensare al Tondo di Botticelli che in questo momento si trova a Tokyo per una mostra prestigiosissima che verrà inaugurata il 21 marzo.
Progetto a monte, dunque, Sgarbi su tutte le furie e polemica che si preannuncia feroce dopo la pubblicazione su Libertà della lettera integrale del “professore” che parla di “diniego sommamente offensivo”. E sempre su Libertà si riporta la replica del presidente dell’Opera Pia, Giorgio Braghieri, il quale, senza scomporsi più di tanto, si limita a motivare il diniego del prestito a causa delle “difficoltà riscontrate nell’ottenere corrette e tempestive risposte ai nostri quesiti e alle informazioni richieste”.
Ma Sgarbi non ci sta e, dopo aver scritto di suo pugno al presidente Braghieri, non le manda certo a dire parlando ai microfoni di Radio Sound 95: “Questo episodio è la prova che le opere d’arte sono in mano a persone che dovrebbero lavorare nei campi invece che occuparsi di opere d’arte”. E prosegue spiegando che l’idea di avere l’Ecce Homo all’Expo di Milano non era sua ma “dell’amico Sforza Fogliani”; un’idea che – prosegue Sgarbi – aveva trovato tutti euforici e che il noto critico aveva trovato vincente: “All’Expo di Milano un’opera come quella di Antonello Da Messina poteva essere vista da tantissime persone mentre al Collegio Alberoni andranno sì e no quattro gatti storti”. Morale, secondo Sgarbi è stato impedito a tantissime persone di ammirare quello che dovrebbe essere un patrimonio dell’umanità e non certo un’opera di proprietà di alcuni amministratori che – testuale – “meriterebbero di essere presi a calci nel sedere”.
“L’opera è già stata sostituita e buonanotte – prosegue il professore – Peggio per Piacenza”. Città che evidentemente, aggiunge con una battuta al vetriolo che richiama polemiche del recente passato, è in mano a sindaci che sanno fare solo rotatorie e ad amministratori che non prestano opere per una causa che avrebbe portato solo lustro alla città; e ciò a fronte di comportamenti ben diversi da parte di altre importantissime realtà: “Mentre prestano gli Uffizi, presta Capo di Monte, presta la Pinacoteca di Bologna, il Collegio Alberoni sequestra un’opera d’arte. Cosa che peraltro io denuncerò”.
E in merito alle presunte mancate garanzie di tutela del dipinto, portate dall’Opera Pia Alberoni a ragione del diniego del prestito, Sgarbi sembra sbalordito: “Ma che razza di ragionamento è? Gli Uffizi sarebbero dunque un museo che presta opere così, a caso? Ovviamente all’Expo la realizzazione del padiglione di Farinetti, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri, deve ancora essere conclusa. E’ ovvio che tutto ciò che si può dire ora, in fase organizzativa, lo si dice pensando che al momento dell’allestimento tutto sia pronto. Braghieri dovrebbe solo vergognarsi”.