La Cronaca chiude, di nuovo. E l’informazione di Piacenza resta, di nuovo, con un solo quotidiano cartaceo, la sua radio storica – Radio Sound 95 – e gli ormai sempre più affermati quotidiani on-line. La voce che le cose non andassero come ci si aspettava circolava già da un po’, gli stipendi ai dipendenti tardavano, le vendite erano ampiamente al di sotto del minimo tollerabile; e ancora, il ridimensionamento del progetto editoriale, l’abbandono dell’abbinamento con Il Giorno e la riduzione del prezzo in edicola sino ad arrivare a 50 centesimi. Oggi in prima pagina sul quotidiano la cooperativa L’Altra Informazione – che lo edita – annuncia la debacle su entrambi i “fronti” d’uscita, Piacenza e Rimini: “Non è la sede e neppure il momento per spiegare le ragioni di una tale sofferta decisione – si legge – Possiamo solo dire che hanno inciso in maniera pesante e decisiva i ritardi, non dipendenti dalla nostra volontà, subìti dall’intero progetto in fase di avvio dell’attività avvenuto solo il 18 novembre scorso, dopo mesi di incubazione e costi sostenuti, per non parlare di promesse di aiuti rimaste tali”.
E sembra di tornare al 2002 quando, sempre sulla base di promesse di fantasmagorici finanziamenti, nacque La Voce Nuova di Piacenza, prima vera alternativa a Libertà nella storia piacentina dopo un monopolio ultrasecolare del quotidiano di via Benedettine. Progetto pretenzioso con investimenti enormi (dai cellulari aziendali per ogni redattore a un software editoriale degno del New York Times) che però naufragò meno di un anno dopo; e anche in quel caso per colpa delle “promesse rimaste tali”. Nel marzo del 2003 – grazie all’intraprendenza dell’allora redattore Emanuele Galba – nacque la Cronaca di Piacenza edita dalla cooperativa Nuova informazione di Cremona, che per quasi un decennio ha occupato con autorevolezza il panorama locale dell’informazione, cambiandone dinamiche “incancrenite” da decenni, dandogli quella “sferzata”, quella botta d’energia che solo la libera concorrenza è in grado di generare.
Sull’ingloriosa fine della Cronaca, nel gennaio 2012, ancora oggi i piacentini sanno poco o nulla; complice anche la politica editoriale di Libertà che ha scelto fin dall’inizio di ignorare quasi del tutto la presenza del concorrente. Una fine, quella della Cronaca “prima versione”, decretata non tanto da questioni economiche quanto dalla bufera giudiziaria scatenata (da alcuni giornalisti cremonesi e dal loro esposto alla Guardia di Finanza) sui vertici della cooperativa editoriale, e che portò a una raffica di arresti e denunce. L’ipotesi principale di reato, pesantissima, era truffa ai danni dello Stato e riguardava i fondi pubblici per l’editoria. Un’indagine che aveva portato al “congelamento” dei fondi stessi e di conseguenza al naufragio del progetto e alla perdita del lavoro per tutti i suoi dipendenti e collaboratori (qualche centinaio, tra Piacenza e Cremona).
Da segnalare, poi, che l’indagine della Guardia di finanza di Cremona, partita con un botto assordante nel dicembre del 2010, si è conclusa praticamente con un nulla di fatto: tutte le posizioni sono state archiviate e il principale imputato, l’ex amministratore delegato di Nuova Informazione Massimo Boselli Botturi, è stato assolto con formula piena “per non aver commesso il fatto”. In altre parole, la Cronaca di Piacenza ha chiuso i battenti per niente, per un’indagine giudiziaria che ipotizzava un marcio che non è stato dimostrato in sede giudiziaria ma che, di fatto, ha avuto l’unico risultato di provocare la “morte” di una realtà aziendale che, tra alti e bassi, andava bene, garantiva pluralismo dell’informazione e dava lavoro a tanti colleghi giornalisti. La scorsa primavera, quella del 2014, l’ultimo direttore della “prima” Cronaca, Emanuele Galba, ha dato il la alla rinascita del quotidiano insieme alla cooperativa L’Altra informazione di Rimini. Un progetto che doveva vedere la luce all’inizio dell’estate ma che, via via, è arrivato a concretezza solo alla fine di novembre. Un progetto decisamente ridotto rispetto a quello della Cronaca edita dai cremonesi (i dipendenti si contavano sulle dita di una mano) ma che si poneva gli stessi obiettivi: il pluralismo dell’informazione cartacea. E’durato tre mesi e dieci giorni. E anche in questo caso, come già con La Voce Nuova, si parla di promesse non mantenute. Come a dire che il mondo dell’informazione alletta molti investitori, almeno fino al momento di staccare l’assegno.
L’editoriale in prima pagina oggi sulla Cronaca parla della possibilità che riprendano le pubblicazioni: c’è solo da sperare che questa volta – augurandoci che ci sia questa volta – le promesse diventino concrete prima di iniziare l’avventura, non dopo.