Il prefetto a Radio Sound: “Profughi? Nessuna collaborazione dai sindaci”

“Collaborazione dai sindaci sulla vicenda profughi? Non scherziamo. A parte qualcuno, non ce n’è assolutamente stata”. A dirlo è il prefetto Anna Palombi, ospite oggi (27 novembre) a Radio Sound. Diversi i temi toccati nel corso dell’intervista realizzata dalla redazione di Piacenza24: lavoro, sicurezza, profughi. Senza tralasciare anche aspetti più personali, legati al suo mandato piacentino che l’8 gennaio prossimo spegnerà la prima candelina.

Radio Sound

Era l’8 gennaio quando è approdata qui a Piacenza, si è abituata al nostro clima padano lei che viene da Roma?

Mi considero fortunata  perché da quando sono arrivata il clima non è stato poi così male. E poi mi piace Piacenza, è ricca di bellezze che via via scopro nelle varie occasioni. La città ha un centro storico molto esteso, sono rimasta piacevolmente colpita da subito da Palazzo Farnese e dal Collegio Alberoni.

Come trascorre il suo tempo libero il prefetto Anna Palombi, quando non è impegnata a mediare le varie situazioni di emergenza?

Mi piacciono cinema e teatro, giusto l’altra sera sono andata al Municipale a vedere un bellissimo Don Giovanni.

Come è stata l’accoglienza dei piacentini e come si trova nella nostra città?

I piacentini mi hanno accolto benissimo, sono persone disponibili, mi trovo molto bene.

Un anno fa disse che avrebbe aperto la prefettura ai cittadini. Ritiene di aver mantenuto la promessa?

Credo di sì. Ho aperto la Prefettura ai cittadini, sono venute persone che avevano bisogno, sono stata personalmente fermata dalle persone per strada che mi chiedono lavoro. Questa è l’esigenza che vedo essere molto diffusa, è la preoccupazione che sento maggiormente radicata tra la gente.

C’è chi ritiene che le prefetture rappresentino l’emblema dell’immobilismo italiano. Qualcuno le vorrebbe anche abolire. Come ribatte?

Non so chi pensa queste cose, noi rappresentiamo il Governo e cerchiamo di garantire la sicurezza ai cittadini, non solo coordinando le forze di polizia ma anche rappresentando un punto di riferimento per la gente. A me interessa riaffermare il ruolo della Prefettura.

Uno dei temi più sentiti qui a Piacenza è quello legato alla sicurezza. Piacenza fino a qualche anno fa è sempre stata considerata un’isola felice. Oggi quella percezione sembra essere cambiata.

Dobbiamo imparare a calarci nella realtà in cui viviamo e io condivido oggi la realtà di Piacenza. Stiamo lavorando per migliorare la situazione, collaboriamo con il Comune in progetti come Porta Galera 3.0 e in varie iniziative che condividiamo spesso e volentieri. La nostra funzione non è solo quella repressiva, ma dobbiamo essere punto di riferimento per le persone e aiutare i cittadini.

I dati sulla criminalità diffusi dal Viminale nei giorni scorsi devono far preoccupare i piacentini?

I dati sulla criminalità sì, sono preoccupanti, magari non se paragonati ad altre realtà, però creano insicurezza nei cittadini e noi dobbiamo rispondere alle loro esigenze.

In molti puntano il dito contro l’immigrazione. C’è a suo avviso una correlazione?

Direi di no. Basti dire che i reati presi in esame sono commessi in percentuale maggiore da persone italiane, quindi non c’entra l’immigrazione.

Questione profughi, cerchiamo di fare chiarezza. Il momento è molto delicato. Come sta operando la Prefettura?

Sì è vero è una situazione difficile da gestire, molto pesante, ma non ci sono piani o progetti: semplicemente vengono distribuiti in base alla popolazione dalla Regione, tant’è che noi abbiamo un numero inferiore alle altre città. Abbiamo l’obbligo di accettarli, veniamo avvertiti da un giorno all’altro ed è difficile organizzarsi. Abbiamo fatto riunioni con i sindaci del territorio, perché bisogna cercare una collaborazione con i rappresentanti del territorio. Sono contraria a tenere un numero così alto di profughi nel solo comune di Piacenza. Andrebbero distribuiti in maniera equa, ma devo ammettere che non ho trovato collaborazione da parte dei sindaci dei Comuni della provincia. Almeno non da parte di tutti. A parte Piacenza, Coli, Pontedellolio e Calendasco, dagli altri niente. Quattro sindaci su 48 è molto poco. Io non ho mai chiesto strutture ai sindaci, ho chiesto ai privati che posseggono strutture di farsi avanti e ai cittadini che vogliono e possono dare una mano. Questi profughi non hanno mai creato problemi, non mi pare nemmeno siano stati protagonisti di episodi di cronaca nera. Noi abbiamo la possibilità di dare loro un lavoro, possono aiutare il Comune o i Comuni a rimettere a posto le strade, fare lavori eccetera… A Caratta ormai la struttura è andata a fuoco e ora non si potrà più utilizzare.

Nei mesi scorsi ha dovuto affrontare un’altra emergenza, quella legata alla situazione di tensione nel comparto della logistica. E’ passata la bufera?

Io spero che la situazione si sia calmata, ma ancora abbiamo problematiche da sistemare.

Quanto è difficile il ruolo di mediatore?

E’ molto complesso, ma è il nostro compito e lo facciamo volentieri.