Si è fatto attendere ma aspettarlo non è stato vano perchè Vittorio Sgarbi, da par suo, ha ricambiato le aspettative annunciando una notizia che riguarda il patrimonio artistico della nostra città in chiave Expo: l' Ecce Homo, uno dei capolavori di Antonello da Messina conservato al Collegio Alberoni, sarà portato a Milano per la manifestazione del 2015.
Il critico d’ arte lo ha annunciato ieri sera, dalla Cappella Ducale di Palazzo Farnese dove si è svolto un incontro pubblico intitolato “Bellezza artistica: indispensabile motore del rilancio”. L’ evento è stato organizzato dal responsabile provinciale di Forza Italia, Jonathan Papamarenghi, con la collaborazione dell’Associazione Culturale “No Reds” e del “Club Forza Silvio Città di Piacenza” guidato da Mauro Saccardi.
Prima di parlare alla platea che gremiva la sala, il critico ferrarese si è soffermato a visitare la pinacoteca di Palazzo Farnese, accompagnato dalla direttrice Antonella Gigli. Molto apprezzato, oltre al Tondo di Botticelli, anche “Il Profeta Isaia” di Boccaccino.
Ultimato il breve tour, Sgarbi si è fermato a parlare con i cronisti e con lui abbiamo ripercorso le sue dichiarazioni fatte ai nostri microfoni, alla vigilia della sua partecipazione al festival di Veleia Romana.
Il professore era stato molto chiaro e si era mostrato scettico sulla ricaduta che Expo avrebbe avuto per la nostra città, non così gigantesca come si crede, e stasera ha riaffermato il suo pensiero.
“Mi sembrava inutile e ribadisco l’ inutilità di fare una mostra su Pomodoro. Non so quanto e in che modo possa essere utile Expo per Piacenza, così vicina a Milano.
Immagino sia un pensiero che molti amministratori fanno nella loro intimità, sperando che il cielo li aiuti e che qualcuno, avviandosi per assaggiare un culatello a Polesine Parmense si fermi anche a Piacenza ma come fermarlo non lo so.
Per ciò che mi riguarda io faccio un’ operazione molto “Milanocentrica” e ho sconsigliato al governatore Maroni di spendere denaro per Bergamo, Brescia o Sondrio, anche perché – prosegue il critico – immagino che uno che viene in Italia e rimane due giorni, nell’ area dell’Expo, andrà a Milano, a Venezia o a Firenze.
Ciò non significa un’escursione alla città Piacenza o ai castelli piacentini non sia una cosa auspicabile o utile per lui ma non ho idea di come mandarcelo”.
Piuttosto, l’ idea di Sgarbi è quella di far arrivare qualcosa di rappresentativo dell’ Italia da inserire nella vetrina di Expo, trattandosi di una esposizione che rappresenta l’ Italia davanti al mondo.
“Ci ho provato coi Bronzi di Riace ma non l’ hanno capito – continua il professore – mentre l’ Avvocato Sforza Fogliani mi ha chiesto di far arrivare il capolavoro di Antonello all’ Expo: questo significa che lo vedranno almeno diecimila persone al giorno e spero che questo possa avere una ricaduta positiva per Piacenza”.
Sgarbi ha inoltre ricordato come la nostra città sia sede di una delle più importanti collezioni artistiche dell' 800 e del 900, la Galleria Ricci Oddi, ed ha inoltre affermato che se si guarda alla decadenza della società, sono due i settori che sono cresciuti, in controtendenza: l' arte e l' enogastronomia.
E' per questo che, in collaborazione con Oscar Farinetti, e riprendendo il tema centrale di Expo (nutrire il pianeta, energia per la vita), si abbineranno ai capolavori del cibo, quelli dell' arte, come l' Ecce Homo di Antonello da Messina, un pittore che Sgarbi ha definito, per certi versi, un precursore dell' Unità d' Italia: partito da Messina è giunto a Venezia, riformulando con le sue idee di volume, luce e posizione, il modo di fare pittura nel Nord Italia.
Il capolavoro conservato al Collegio Alberoni, secondo il critico potrebbe stare al Louvre ma invece si trova a Piacenza, città che merita di essere visitata, secondo Sgarbi, anche solo per vedere questo quadro.
Di Piacenza, il professore dice che “la città, che è stata straniera per molti, non lo è stata per me che l’ ho frequentata a lungo con un diletto segreto e col desiderio di venire qui e passare inosservato. Identificavo Piacenza come luogo di somma delizia adulterina, un luogo dove nessuno può pensare che tu ci sia.
Io ero consapevole di questa bellezza e ho provato a difenderla, come nel caso di Villa Serena, quando un amministratore (l’ ex sindaco Roberto Reggi ndr) pensò di fare una bretella, tagliando una parte di quell’ area che era stata preservata sin dai tempi di Napoleone” ed è proprio per l' ex primo cittadino, oggi a capo del Demanio, la battuta finale: “Ormai Reggi è un bene demaniale”, ha concluso il critico.