Nell’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano ieri pomeriggio si è tenuto il Forum curato dalla sezione italiana di Amnesty International: “la tortura è tornata?”. Coordinatore dell’incontro Antonio Marchesi, docente di Diritto Internazionale all’Università La Sapienza di Roma e all’Università di Teramo.
“In molti paesi del mondo – afferma il professor Marchesi – torture e sevizie di ogni tipo sono assai diffuse, magari in forme e misure diverse. Si tratta, purtroppo, di un fenomeno attuale ancor’oggi.”
I dati presentati da Amnesty International sono allarmanti: solo nel 2010 l’associazione internazionale per i diritti dell’uomo ha documentato casi di tortura e maltrattamenti in 98 Paesi. È pur vero che le campagne contro la pena di morte e contro le torture stanno dando qualche piccolo frutto, ma se una parte significativa del pianeta ha ormai ripudiato tortura e pena capitale, nell’alta parte le esecuzioni continuano in gran numero, anche nei confronti di persone che non dovrebbero essere condannate affatto, come gli oppositori politici. Libia, Iran, Syria, Arabia Saudita, ma anche Stati Uniti, Cina. Portavoci di Amnesty in questa sede piacentina Giusy D’Alconzo, direttrice dell’ufficio campagne e ricerca, Mauro Palma, Presidente Comitato Europeo Prevenzione Tortura. Presente anche Andrea Saccucci, ricercatore in Diritto internazionale presso la Facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università degli Studi di Napoli.
Il ritorno alla tortura è un grave e pericoloso passo indietro per l’umanità. La questione fondante è legata alla valutazione della tortura, una valutazione politica, giuridica anche da parte dell’opinione pubblica.
“Il timore – ha continuato Marchesi – è che vi sia stato un indebolimento della proibizione della tortura e che la condanna sia meno inequivocabile. Questa mancanza, questa falla creatasi a livello giuridico, lascia facilmente spazio ad una qualche forma di ritorno della tortura”.