I Cobas attraversano Piacenza: “Ikea ci ricatta, intervenga il prefetto”-VIDEO

AGGIORNAMENTO ORE 20.30 – La manifestazione ha attraversato, chiassosa ma pacifica, tutto il centro storico di Piacenza: dai giardini Margherita alla statua girevole di Sant’Antonino, a barriera Genova. E lì si è conclusa poco fa con un breve e sentito intervento di Aldo Milani, coordinatore nazionale del Si Cobas, “sindacato fatto di lavoratori – ha detto, scaldando la sua piccola folla di facchini – che solo fino a pochi mesi fa contava duecento iscritti e che oggi, grazie alle nostre battaglie, di iscritti ne conta più di 1.600”. “Uniti, lavoratori del polo logistico” si leggeva su alcuni degli striscioni sventolati durante il passaggio tra le case e le vetrine dei negozi di via Alberoni, via Roma e poi di via Cavour, di piazza Cavalli e infine del Corso fino al Pubblico passeggio.

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Anche se in queste ore i lavoratori del Polo logistico, e in particolare dei due grossi depositi Ikea piacentini, appaiono tutto tranne che uniti.

Da un lato ci sono i Cobas guidati da Aldo Milani che da giorni stanno tenendo in scacco i cancelli di uno dei due depositi con picchetti che nei giorni scorsi hanno impedito il passaggio di numerosi tir carichi di merce e che venerdì hanno spinto le forze di polizia a intervenire duramente per consentire il prosieguo dell’attività. Disordini, quelli di venerdì, che ora sono al vaglio della procura piacentina da cui sono già partiti due avvisi di garanzia e altri potrebbero seguire nelle prossime ore. Le loro rivendicazioni sono state ribadite anche oggi prima ai giardini Margherita, a inizio manifestazione: buste paga più dignitose e non di 400 euro, “coi quali non riusciamo nemmeno a dar da mangiare ai nostri figli”, ed equa distribuzione dei carichi e degli orarti di lavoro. Rivendicazioni a cui ora si aggiunge la richiesta di reintegro dei quattro facchini più attivi nei picchetti dei giorni scorsi e che le cooperative che gestiscono la logistica su appalto di Ikea non voglio più al lavoro nei magazzini del polo logistico piacentino.

Dall’altro lato ci sono tutti gli altri lavoratori, quelli non iscritti al Si Cobas e che temono per il posto di lavoro. Un timore che da oggi pomeriggio è diventato decisamente più concreto con la prospettiva della cassa integrazione a partire da questo lunedì per 107 dipendenti delle cooperative. Una decisione pesantissima motivata, a detta delle cooperative per bocca di Francesco Milza, dal calo di attività a sua volta provocato dai blocchi dei cancelli e dai disordini di questi giorni. Ed è per questo che i cento prossimi cassintegrati vogliono chiedere l’intervento addirittura del Presidente della Repubblica al quale scriveranno una lettera per spiegare la situazione: “Non è giusto che l’iniziativa di pochi metta a repentaglio il lavoro di molti” dicono. 

“Una balla colossale, una bufala clamorosa” l’ha definita Milani. “Impossibile che per non reintegrare quattro lavoratori ne licenzino più di cento – dice il coordinatore del Si Cobas – Se così fosse, sciopereremmo in tutto il mondo e faremmo crollare il capitalismo”. Una provocazione, ovviamente, alla quale segue la considerazione sulla scelta di lasciare a casa 107 lavoratori: “L’azienda vuole fare pressione sulle istituzioni – dice Milani – e l‘obiettivo finale è quello di eliminare il sindacato all’interno dei magazzini Ikea di Piacenza“.

“Il tentativo di Ikea e del consorzio di cooperative è quello di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri” sostiene Nando Mainardi di Rifondazione comunista, tra i manifestanti con tanto di bandiera oggi al corteo dei facchini. E prosegue: “Da una multinazionale e da un consorzio di cooperative radicato sul territorio non mi sarei mai aspettato un comportamento del genere. Ed è incredibile che si sostenga che per cinque picchetti ci sia un calo di attività tale da giustificare più di cento licenziamenti”.

 

 

 

 


Ci si aspettava una affluenza maggiore ai giardini Margherita dove da circa mezzora, alla spicciolata, stanno arrivando i manifestanti: facchini del Si Cobas, giovani dei centri sociali, rappresentanti della sinistra piacentina ma anche regionale, tra cui Roberto Sconciaforni, consigliere regionale della Federazione della sinistra. Tra forze dell’ordine e giornalisti e manifestanti si arriverà al centinaio di persone. I cori la dicono lunga sul clima: “Ikea mafia”.

 

Un clima appesantito anche dalla notizia freschissima che riguarda la decisione della multinazionale svedese di mettere in cassa integrazione straordinaria piu di cento lavoratori dei due magazzini Piacentini. Una decisione motivata dal calo di lavoro provocato, dicono, proprio dai cinque blocchi dei cancelli da parte dei manifestanti dei Cobas. “E’ un ricatto vero e proprio – dice Aldo Milani, del sindacato autonomo – una ritorsione basata su una balla colossale e cioè che la richiesta da parte nostra di reintegro di quattro lavoratori giustifichi il licenziamento di tutti questi lavoratori. E’ impensabile”.

Il delegato provinciale Si Cobas, Mohamed Arafat ha invece chiesto l’intervento del Prefetto e del sindaco di Piacenza “perchè c’è un reato da parte dell’Ikea, e si chiama serrarata”.