Ikea, i 107 lavoratori in cassa integrazione scrivono a Napolitano

AGGIORNAMENTO ORE 17.30 – Mentre si attende la manifestazione, indetta dai Cobas con il supporto di Rifondazione comunista dei lavoratori che protestano contro la disparità di trattamento all’interno dello stabilimento Ikea, in azienda la cooperativa Cgs ha annunciato la cassa integrazione in deroga per i 107 lavoratori. Ed è scattata la rabbia di coloro, un terzo dei dipendenti del magazzino, che non sostenevano le rivendicazioni Cobas e si sentono penalizzati da questa battaglia. I quali hanno addirittura deciso di scrivere una lettera aperta al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (Allegata a fondo pagina).

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Il blocco dei cancelli di questi giorni, infatti ha portato alla diminuzione dei volumi di lavoro con il conseguente esubero dei 107 lavoratori deciso dall’azienda.

“Ci hanno comunicato che, grazie a coloro che hanno fatto lo sciopero, essendo diminuiti i carichi perderemo per ora il posto” ha detto uno degli operai che si è fatto portavoce dell’insoddisfazione. E un altro ha fatto sapere che “ce lo aspettavamo, anche se speravamo di no. Siamo tre volte in più di loro e non vediamo niente di irregolare, però loro si sono fissati sul fatto che i pullman di gente arrivavano per sostituirli ma non è vero. Eravamo noi che, normalmente, andavamo al lavoro”.

Una situazione critica, visto che “abbiamo famiglia, dei figli e un mutuo da pagare” spiegano e ora sperano in un prossimo futuro che l’azienda ci ripensi: “Con appoggio delle cooperative vogliamo mettere tutto a posto. Non so perché hanno continuato a fare sciopero. Abbiamo bisogno tutti di lavorare e finora non si era mai vista una cosa del genere”.

Francesco Milza, presidente di Confcoperative ha invece dettato l’iter che porterà questi lavoratori ad usufruire della cassa integrazione in deroga: “In relazione al calo di volumi sono 107 persone che da lunedì saranno interessate dal provvedimento di riduzione del personale – ha chiarito – il tavolo di crisi partirà però domani mattina alle 9. E’ stata scelta la cassa integrazione in deroga perché, se le cose dovessero migliorare e i volumi a tornare nella norma, queste persone potrebbero essere reintegrate”. 

AGGIORNAMENTO ore 14.30 – Nel frattempo la dirigenza Ikea ha chiesto un incontro con i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che dovrebbe tenersi venerdì. L’azienda ha poi specificato di aver verificato la correttezza dell’operato del consorzio Cgs non avendo riscontrato irregolarità o discriminazioni.

NOTIZIA ore 8.30 – Blocchi e proteste ormai non più sopportabili per la dirigenza Ikea. Ieri in serata è arrivata alle cooperative la comunicazione che in questi giorni in molti temevano: lo stabilimento di Piacenza ha optato per il riposizionamento dei volumi con la conseguente perdita di 107 posti di lavoro. In altre parole: al magazzino di Piacenza confluisce merce di varia natura e provenienza, la quale viene confezionata, preparata e spedita ai punti vendita Ikea. Da domani parte di questa merce non sarà più inviata allo stabilimento di Piacenza, bensì ad altri punti di smistamento della multinazionale svedese. Va da sé che, calando la quantità di materiale da gestire, molti dipendenti saranno “di troppo”. Nello specifico saranno 107 le persone a restare senza lavoro.

La notizia viene data da Francesco Milza a nome di Consorzio CGS, Cooperativa SanMartino, Cooperativa Cristall, Cooperativa Euroservizi.

IL COMUNICATO

Nella serata di ieri abbiamo ricevuto dalla  direzione di IKEA , a seguito della situazione degli ultimi giorni di blocco violento e prolungato all’ingresso di mezzi e persone nei propri impianti logistici del sito di Piacenza, il riposizionato dei volumi a partire da giovedì 8 novembre p.v..

E’ una comunicazione che noi e tutte le persone responsabili temevamo e che inevitabilmente si e’ concretizzata;  IKEA,  come si sarebbe comportata qualunque altra azienda in queste condizioni, ha preso atto di una situazione che evidentemente non è più sopportabile ne accettabile.

La conseguenza diretta e immediata e’ che 107 lavoratori, soci e dipendenti, saranno costrette a dover rinunciare al proprio posto di lavoro perché questo posto di lavoro non c’é più.                 

Lavoro che le cooperative ed suoi lavoratori si erano guadagnati, in anni di lavoro, dando dimostrazione di capacitá, efficienza, organizzazione e, soprattutto, serietà; perché non si lavora per più di dieci anni con una azienda come IKEA se non si dimostra quotidianamente tutto ciò.

Le cooperative ed il Consorzio CGS si adopereranno,  per quanto possibile, al fine di  attivare tutti gli strumenti atti ad alleviare questa  situazione difficile,  se non drammatica, frutto di un assurdo modo d’intendere una, presunta, attività di tutela sindacale in maniera violenta, coercitiva, prevaricante ed assolutista, figlia di tempi e slogan che non esistono più, almeno così pensavamo, fortemente politicizzata e mirata, in una sorta di barbaro delirio, a distruggere piuttosto che a costruire.

Per parte nostra ringraziamo chi ha cercato di trovare una soluzione o cercato con il proprio pensiero di trasmettere, anche senza necessariamente schierarsi, il concetto che un presunto diritto non può affermarsi attraverso la negazione dei diritti altrui.

Sono, queste, logiche che non ci appartengono e mai accetteremo, in quanto la difesa del lavoro e dei lavoratori  ci deriva dall’essere cooperative vere e partecipate, qualcuna con più di venti anni di vita, che non negano il confronto, anzi lo esaltano, ma quando è funzionale al bene delle cooperative e dei propri soci e lavoratori, non certo se rivolto all’annientamento del proprio scopo, statutario e sociale, che è il reperire e distribuire lavoro ai propri soci.

Auspichiamo che questa pesante, drastica, ma comprendiamo, inevitabile scelta di IKEA, porti tutti a riflettere sul valore, nel nostro territorio e non solo, del lavoro non come strumento ideologico di affermazione di parti politiche, ma come valore assoluto da difendere e tutelare al di la degli interessi di parte; non possiamo più permettercelo, è assolutamente merce rara e fortemente necessaria per il territorio di Piacenza; riteniamo sia giunto il momento di capire e chiarire chi lo vuole difendere e chi no.