AGGIORNAMENTO 26-10 ORE 16 – “Evidentemente vogliono lo scontro. E dunque ora colpiremo direttamente anche Ikea come azienda”. Lo dice Aldo Milani del Sì Cobas dopo che questo pomeriggio l’assemblea del sindacato autonomo ha dato il via libera ad agire non più solo contro il consorzio di cooperative che detiene l’appalto di facchinaggio (Cgs), ma anche direttamente contro la multinazionale svedese. “Dopo le provocazioni di questa mattina sia da parte del cordone di lavoratori in auto sia della digos, e dopo aver atteso invano oggi che Ikea ci contattasse per un incontro, abbiamo deciso di promuovere azioni che danneggino ancor di più l’azienda sia sotto il profilo della produttività sia sotto quello dell’immagine”. Milani ha dunque spiegato che da sabato mattina partirà un volantinaggio anche nei negozi Ikea, in particolare quelli di Milano, “in cui spiegheremo in tutti i modi come la multinazionale tratta i lavoratori. Il lavoro a chiamata? Non esiste più nemmeno a Rosarno”. Il segretario dei Cobas questa mattina è andato anche “a fare denuncia all’ispettorato del lavoro”.
LA CONTROPROTESTA – Intanto però sull’altro fronte – quello dei lavoratori che non approvano tali modalità di protesta – la raccolta di firme ha superato le 120 sottoscrizioni. E nelle prossime ore verrà consegnata direttamente alle istituzioni, Prefettura, Questura, carabinieri e sindaco, perché si facciano carico di quanto sta accadendo.
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AGGIORNAMENTO -E’ rientrata la protesta dei facchini del Si Cobas all’Ikea. E non certo perchè siano venute meno le ragioni per le quali gli iscritti al sindacato autonomo da giorni manifestavano, ma solo perché secondo Aldo Milani, responsabile Cobas, era in corso un’operazione di provocazione: “C’erano macchinate di persone che arrivavano ai cancelli e facevano finta di voler entrare solo per provocarci e per cercare lo scontro – ha detto – ma noi non ci stiamo a questo tipo di manovra e non siamo caduti nella trappola facendo cose che poi ci si sarebbero rivoltate contro”.
Manifestanti a casa, dunque, e riuniti ora in un’assemblea presso la sede del Si Cobas per decidere come proseguire nell’azione nata sulla base del mancato rispetto degli accordi – sostiene Milani – da parte delle cooperative che lavorano all’Ikea, con alcuni lavoratori che fanno poche ore e quindi guadagnano poco e altri che invece lavorano molto e portano a casa stipendi ben più alti.
Continua la protesta dei Cobas dell’Ikea che anche questa mattina dalle 5 stanno bloccando l’ingresso ai dipendenti e ai loro colleghi facchini della stessa cooperativa ma che non sono iscritti al sindacato autonomo. Una protesta che si basa sulla differenza di trattamento, a detta di Aldo Milani dei Cobas, tra alcuni lavoratori e altri, tutto ciò a dispetto degli accordi sottoscritti che stabilirebbero un minimo di ore per tutti. Ieri c’è stato un nuovo incontro tra i sindacalisti autonomi e i rappresentanti dell’azienda svedese, ma evidentemente l’esito non ha buttato acqua sul fuoco ma semmai benzina.
Da un lato dunque ci sono i lavoratori in protesta, che questa mattina sono circa trenta, dall’altro ci sono quelli che vorrebbero andare a lavorare e che già dalle prime ore di oggi hanno organizzato una raccolta di firme per mettere nero su bianco il loro dissenso da questa forma di protesta che, di fatto, rischia di compromettere il lavoro anche di chi legittimamente non vuole aderire.
“Esistono cose che non vanno – ha detto una lavoratrice che si trova in questo momento fuori dai cancelli Ikea – ma non è questo il modo giusto di protestare e soprattutto non è questo il luogo”. E aggiunge: “Il consorzio di cooperative per il quale lavoriamo credo che sia quello che lavora meglio in assoluto nel Piacentino”. E’ un problema di leggi, dunque, e come tale andrebbe affrontato a Roma dove le leggi le fanno e non qui a Piacenza dove, secondo la maggior parte dei lavoratori Ikea, non può comunque cambiare nulla.