Via libera dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna al progetto di legge di riordino delle Province (da nove a quattro più Bologna Città metropolitana) così come proposta dal Consiglio delle autonomie locali (Cal) e già fatta propria dalla Giunta regionale.
Sono stati respinti gli emendamenti dei consiglieri piacentini Andrea Pollastri (Pdl) sul referendum per passare in Lombardia e di Stefano Cavalli (Lega) che avrebbevoluto un nome neutro per Parma e Piacenza ovvero Provincia Verdiana. Dura la la reazione de Pdl, con foti che giudica “contro ogni logica” la bocciatura dell’emendamento sul Referendum che non faceva che recepire una decisione già presa a Roma. Dura anche la reazione di Cavalli della Lega, che ha sostenuto oltre al suo anche l’emendamento sul referendum: “E’ un fatto grave, antidemocratico, un’altra sconfitta per Piacenza in regione”.
“Abbiamo cercato, nei limiti oggettivi delle norme nazionali e in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale, di iniziare un percorso innovativo di riordino, che non si deve fermare qui”, ha sottolineato il presidente della Regione Vasco Errani nel suo intervento in aula. “L’obiettivo – ha detto – è una cooperazione per governare meglio il territorio e io auspico che si possa aprire, nella prossima legislatura, una dimensione costituente per modificare la seconda parte della Costituzione, senza alcune forma di centralismo e con una idea riformatrice che vada oltre le norme di cui stiamo discutendo oggi. Nel frattempo – ha aggiunto Errani – cerchiamo di fare al meglio e di prenderci quagli spazi che le norme ci lasciano. Qui non stiamo parlando di nuovi luoghi identitari, di nuove gerarchie, stiamo cercando di individuare la dimensione più appropriata per governare in modo efficace e innovativo alcune funzioni. In questo senso siamo all’inizio di un percorso che dal basso esprima un orientamento e costruisca una riforma del nostro sistema istituzionale”.
“Non è una discussione sull’appartenenza o meno a una comunità – aveva spiegato in mattinata la vice presidente della Regione, Simonetta Saliera – ma sulla riorganizzazione complessiva di un sistema, in cui il tema dei costi deve andare di pari passo con la garanzia dei servizi ai cittadini e della cura del territorio”.
La proposta che sarà inviata al Governo domani, come previsto dalle norme nazionali del decreto 138/2011, prevede quindi che in Emilia-Romagna siano accorpate Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini nell’unica Provincia di Romagna e la nascita, con accorpamenti anche in Emilia, delle nuove Province tra Reggio Emilia e Modena e tra Piacenza e Parma. Resterà così com’è la Provincia di Ferrara, che rientra nei parametri di popolazione e di territorio previsti dal decreto, mentre la Provincia di Bologna darà vita alla Città metropolitana di Bologna.
L’assemblea ha oggi anche approvato un emendamento presentato dalla Giunta regionale che lascia alle comunità locali il potere di decidere i nomi dei nuovi Enti nati dagli accorpamenti.
IL COMUNICATO UFFICIALE DELLA REGIONE
La Regione Emilia-Romagna ha fatto sua la proposta del Consiglio delle autonomie locali sul riordino delle Province (che caleranno da 9 a 4, più la Città metropolitana di Bologna). Con il via libera dell’Assemblea legislativa, la parola sulla riforma portata in Aula dalla Giunta passa ora al Governo. Sul controverso punto della denominazione dei nuovi enti, l’Assemblea ha deciso che dovranno essere stabilite dalle nuove Province, tramite i loro Statuti (anche se sarà lo Stato a dover individuare per legge il procedimento per consentire tale scelta).
L’Aula ha dunque approvato con il voto favorevole di Pd, Udc, Sel-Verdi (contrari Idv, Lega Nord, Misto di Matteo Riva e Fabio Filippi del Pdl, astenuti Fds e Pdl, non ha partecipato al voto il Mov5stelle), la proposta di deliberazione della Giunta sul riordino degli ambiti territoriali provinciali dell’Emilia-Romagna come disegnato nell’ipotesi deliberata dal Cal.
Sul tema molto discusso delle denominazioni delle future Province, che ha impegnato una larga parte del dibattito dentro e fuori l’Aula, due emendamenti presentati dalla vicepresidente della Giunta, Simonetta Saliera, e approvati a maggioranza, aprono alla scelta dei territori interessati puntualizzando l’opportunità che i nomi definitivi dei nuovi enti sia demandata, dalla legge statale che li istituisce, ai rispettivi statuti.
Approvati inoltre due emendamenti presentati da Monica Donini e Roberto Sconciaforni (Fds), Marco Monari (Pd) e Gian Guido Naldi (Sel-Verdi) che fanno riferimento alla necessità di valorizzare e tutelare il personale attualmente impegnato negli enti provinciali.
Sempre sulla scelta dei nomi delle nascenti Province, l’Assemblea legislativa ha anche approvato (contrario Fabio Filippi, Pdl; astenuto Matteo Riva del gruppo Misto) una risoluzione bipartisan – firmatari, i capigruppo Marco Monari (Pd), Luigi Giuseppe Villani (Pdl), Mauro Manfredini (Lega nord), Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), Roberto Sconciaforni (Fds), Silvia Noè (Udc), oltre ad Enrico Aimi (Pdl) – nella quale si invita la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo al fine di individuare, nelle norme che l’esecutivo si appresta a varare sul riordino territoriale delle Province, un procedimento che consenta un pieno coinvolgimento delle istituzioni interessate, delle autonomie locali, delle forze sociali ed economiche. “A tal fine – si legge nel documento – l’Assemblea legislativa reputa opportuno che l’atto che è chiamata ad approvare demandi le questioni inerenti i nomi delle future province ai rispettivi statuti di autonomia e alle leggi istitutive”.
Senza quindi ipotecare il nome dei nuovi enti, il provvedimento approvato conferma quanto previsto dal Cal: dall’accorpamento delle tre attuali province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini nascerà un’unica Provincia di Romagna; le province di Reggio Emilia e Modena verranno accorpate, come pure le attuali province di Piacenza e Parma , che daranno vita a un nuovo e unico ente. Nessun cambiamento è invece previsto per la Provincia di Ferrara, dal momento che rientra nei parametri di popolazione e di territorio previsti dalle norme del Governo. Un percorso a parte è quello della Provincia di Bologna, che verrà abolita di fronte alla futura Bologna città metropolitana.
Al termine del dibattito, dal quale sono emerse, con diversi accenti, molte critiche ad una riforma percepita come calata dall’alto e che, come hanno evidenziato molti consiglieri, lascia aperti numerosi interrogativi su funzioni e risorse dei nuovi enti, è intervenuto il presidente della Giunta, Vasco Errani. “Anch’io, come molti di voi, ritengo che il modo di procedere sia segnato da limiti strutturali e sostanziali”, ha affermato Errani, a giudizio del quale il riordino “poteva essere fatto dal basso, come le Regioni avevano proposto al Governo”. La Regione tuttavia deve applicare la legge e nei limiti di quelle norme, in attesa del pronunciamento della Corte costituzionale, previsto per il prossimo 6 novembre, si è iniziato un percorso di riordino che deve cercare una forma innovativa ed efficace di semplificazione. Secondo Errani, ciò di cui c’è bisogno è un ente intermedio che svolga funzioni che le Unioni dei Comuni non possono svolgere e di cui non si può occupare la Regione senza rischiare di produrre centralismo. Un luogo – ha detto – in cui si fondi la cooperazione tra Unioni dei Comuni e la Regione per governare meglio il territorio, cercando la forma più efficace per farlo. Siamo solo all’inizio, di questo si ragionerà nelle prossime settimane per approntare una specifica legge regionale. “E noi non faremo passi indietro sul decentramento – ha chiuso Errani – perché questa Regione non vuole cercare nessuna forma di centralismo”.
Bocciati gli emendamenti proposti da Andrea Leoni e Luigi Giuseppe Villani del Pdl e da Mauro Manfredini (Lega nord) per cambiare le denominazioni proposte per le due nuove province emiliane invertendo l’ordine in “Modena e Reggio Emilia” e in “Parma e Piacenza”. Respinti anche l’emendamento a firma Stefano Cavalli e Roberto Corradi della Lega nord che proponeva la denominazione di ‘Provincia Verdiana” per l’ente che nascerà dall’accorpamento di Parma e Piacenza e l’emendamento presentato da Andrea Pollastri (Pdl) che richiama la richiesta di un referendum presentata dal Consiglio provinciale di Piacenza per la separazione dall’Emilia-Romagna
Sempre sull’argomento, l’Assemblea legislativa ha poi respinto due risoluzioni presentate rispettivamente da Pollastri (Pdl) e da Manfredini (Lega nord) nelle quale si chiedeva alla Giunta regionale di fare ricorso alla Corte costituzionale contro la norma che prevede il riordino delle Province (art. 17 del D.L. 95/12 così come convertito in legge).
A margine del dibattito in Aula, i consiglieri Mario Mazzotti (Pd), Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), Roberto Sconciaforni (Fds) e Luca Bartolini (Pdl) hanno incontrato una delegazione di lavoratori dell’Unione sindacale di base che aveva inscenato una protesta in Assemblea chiedendo tra l’altro garanzie sulla sorte dei dipendenti delle Province alla luce del riordino.
LA REAZIONE DEL PDL
“Parte con il piede sbagliato il riordino delle Province, la cui approvazione è avvenuta oggi in Regione. Il testo, che recepiva la delibera del CAL, è uscito pressoché intatto dall’Assemblea Legislativa, a parte la denominazione delle nuove Province che verrà decisa direttamente sul territorio”. Lo afferma il coordinatore provinciale del PdL, l’onorevole Tommaso Foti.
“Una soluzione – continua il deputato azzurro – apparentemente democratica, in verità pilatesca che ribalta la decisione del CAL che aveva previsto per le nascende province, le denominazioni di Piacenza-Parma e di Reggio Emilia-Modena per stabilire in quale delle città in questione dovessero figurare nella nuova denominazione.”
“La decisione della Regione di non recepire quanto convenuto al CAL – continua Foti – e’ un regalo gigantesco fatto a Parma che, con il doppio degli abitanti e quindi dei Consiglieri Provinciali, farà sì che la denominazione della nuova Provincia sarà Parma-Piacenza”.
“Appare infine contro ogni logica e verità la decisione del Consiglio Regionale di bocciare l’emendamento del Consigliere Pollastri che dava atto dell’avvenuta decisione dello Ufficio centrale del Referendum per il passaggio di Piacenza in Lombardia. Evidentemente in Emilia-Romagna i cittadini, per conoscere la verità, la devono ricavare dalla Gazzetta Ufficiale ma non dagli atti della Regione”.
LA REAZIONE LA LEGA
“Con la bocciatura dell’emendamento, da noi presentato, sulla Provincia Verdiana, la maggioranza, dopo aver acconsentito all’affossamento della nostra Provincia, le ha inferto il colpo di grazia, attentando anche alla sua identità”. Così il consigliere regionale leghista Stefano Cavalli dopo che l’aula ha respinto la proposta avanzata dal Carroccio per dedicare al Maestro la nuova aggregazione territoriale Piacenza – Parma, frutto del provvedimento di riordino sancito oggi dal voto consiliare.
“La consacrazione della ‘nuova’ Provincia alla memoria di Giuseppe Verdi – dice Cavalli – avrebbe rappresentato un gesto di profondo attaccamento alla nostra identità, un tributo dovuto a un grande della nostra terra e, non da ultimo, avrebbe potuto assumere una valenza strategica alla vigilia del bicentenario dalla nascita del Maestro. Aggiungiamo anche che la denominazione da noi proposta avrebbe anche risolto le assurde diatribe campanilistiche sorte in queste settimane sulle precedenze dei nomi.
Privati del tutto dei cocci della nostra identità ci prepariamo ora ad assistere, impotenti, all’affossamento della nostra Provincia, svuotati anche del diritto a decidere il nome da assegnare alla nostra terra”. “Non ci rimane che la speranza del referendum da noi proposto per il passaggio in Lombardia. Sia l’occasione per dire addio a una Regione come l’Emilia Romagna che ancora una volta ci ha voltato le spalle”.
IL PD
“Il disegno di riforma delle Province approvato dall’assemblea regionale consentirà un pieno coinvolgimento delle istituzioni interessate e delle autonomie locali, delle forze sociali ed economiche, nella definizione delle denominazioni dei futuri enti”. Lo afferma il consigliere regionale di Piacenza del Partito Democratico Marco Carini, che sottolinea come i capigruppo delle forze politiche e poi la giunta regionale, attraverso l’emendamento presentato dalla vicepresidente Simonetta Saliera, “hanno lavorato non per imporre delle scelte, ma per renderle condivise e rispettose delle autonomie locali”.
“Per quanto riguarda la denominazione della futura provincia – fa notare Carini – di Piacenza e Parma, voglio evidenziare la mia astensione, insieme a quella dei colleghi parmigiani Garbi e Ferrari, alla proposta presentata dal consigliere Stefano Cavalli, di denominare ‘Provincia Verdiana’ il futuro ente. E’ il presupposto per avviare un dialogo finalizzato all’individuare una denominazione adeguata per la nuova Provincia, una denominazione caratterizzante che ci consenta di uscire da una sterile contrapposizione nominalistica tra Piacenza e Parma”.