Confagricoltura preoccupata dalla legge di stabilità decisa dal Consiglio dei Ministri lo scorso 11 ottobre. L’associazione degli agricoltori punta il dito soprattutto contro il taglio dell’1% dei primi due scaglioni dell’Irpef (da 23 a 22% e da 27 a 26%). Una riforma che porterà, secondo Confagricoltura, alla riduzione delle possibili detrazioni nella denuncia dei redditi e, soprattutto, all’aumento dell’Iva dell’1% previsto da luglio 2013. “Due provvedimenti il cui effetto negativo, secondo i primi calcoli, è superiore a quello positivo della diminuzione dell’Irpef” commenta il direttore Luigi Sidoli.
IL COMUNICATO
Il Consiglio dei ministri ha approvato lo scorso 11 ottobre la cosiddetta «legge di stabilità», quella che una volta si chiamava legge finanziaria. A fronte di un taglio dell’1% dei primi due scaglioni dell’Irpef (da 23 a 22% e da 27 a 26%) spiccano la riduzione delle possibili detrazioni nella denuncia dei redditi e, soprattutto, l’aumento dell’Iva dell’1% previsto da luglio 2013. Due provvedimenti il cui effetto negativo, secondo i primi calcoli, è superiore a quello positivo della diminuzione dell’Irpef.
Per quanto riguarda l’agricoltura non è tutto, purtroppo: sono trasferite al bilancio dello Stato le risorse per le misure di sostegno e per le crisi di mercato previste dall’art.59 del dl 83/2012 sfilando così ulteriori risorse al settore che viene poi penalizzato con l’appesantimento della tassazione sui redditi agrari e dominicali. “Si tratta di un disegno di legge – commenta Luigi Sidoli Direttore di Confagricoltura Piacenza – ed auspichiamo che il Governo intenda modificare la proposta , soprattutto per quanto concerne la perdita delle agevolazioni fiscali da parte delle società agricole.
La norma, infatti, ha cancellato la possibilità per le società a responsabilità limitata, in accomandita semplice e in nome collettivo e cooperative, che svolgono esclusivamente attività agricola, di optare per la tassazione su base catastale annullando così una “conquista” della Finanziaria 2007 che aveva anche previsto la tassazione forfetaria per le srl costituite da imprenditori agricoli per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti”. Le società di capitali dal 1° gennaio 2013 dovrebbero così tornare a redigere i bilanci. Si annullano gli sconti, ma anche la semplificazione del regime catastale. L’agevolazione fiscale era stata introdotta per rafforzare la competitività del sistema imprenditoriale agricolo e avvicinare le aziende italiane alla media europea. Le due misure avevano dato contenuto fiscale alla riforma dell’agricoltura (legge di orientamento del 2001 e decreti legislativi del 2004 e 2005) che puntava dritto sulle forme più evolute di aggregazione per vincere le nuove sfide dell’agricoltura globale. Il processo si è avviato ed anno dopo anno si è registrata una crescita delle società di capitali.
Tornando all’aumento impositivo, la legge di stabilità introduce, per i periodi d’imposta 2012, 2013 e 2014, la rivalutazione del 15% del reddito agrario e dominicale e un moltiplicatore pari a 115. Per i terreni agricoli, anche non coltivati, posseduti e condotti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola, la rivalutazione scende al 5% e il moltiplicatore a 105. Una nota positiva è che viene rifinanziato con 120 milioni il Fondo di solidarietà per garantire così i contributi alle assicurazioni e arriva anche un’integrazione di 50 milioni all’Agea, ma nel complesso si tratta di un’altra stangata per il settore. “Il governo costringe l’agricoltura al nanismo”: questo è il duro commento di Confagricoltura. “La penalizzazione delle società non fa bene alla crescita del settore e rende più difficili moderne forme di aggregazione – conclude Sidoli – in cui il capitale ha un ruolo rilevante, attraverso le quali si potrebbero superare gli attuali ritardi strutturali del settore”.