Stalking: tunisina picchiata, costretta a fare figli e a non integrarsi

Si torna a parlare di stalking a Piacenza con un caso davvero singolare. Protagonisti due tunisini, moglie e marito con quattro figli di 8, 6, 3 e un anno. Lei ha 32 anni, è per l’appunto tunisina e residente in città, suo marito è un connazionale operaio di 39 anni e da 12 anni vivono a Piacenza.

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Episodi di persecuzione che a quanto pare durano da sempre, fin dai tempi della Tunisia. Violenze sia fisiche sia psicologiche ai danni della donna che, per molto tempo, ha subìto senza reagire. A un certo punto però non ce l’ha più fatta e ha deciso di chiedere aiuto ai carabinieri della stazione di Piacenza principale, cui questa mattina sono andati i complimenti del maggiore Helios Scarpa.

Il marito è ora indagato per percosse, violenza privata, violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. I militari hanno raccolto tutte le informazioni circa la storia matrimoniale e le violenze subite. Pare che le impedisse addirittura di chiedere il permesso di soggiorno nascondendo i documenti.

La donna ha fatto denuncia a giugno, inizialmente per lesioni. L’uomo l’avrebbe colpita alla testa con un “narghilè” (un partitolare e voluminoso tipo di pipa ad acqua che si usa nei paesi del nord Africa e in Medioriente) in quanto non voleva che frequentasse amiche e amici italiani, non voleva che si integrasse nella comunità italiana.

Da li’ la donna ha raccontato una storia di violenze e soprusi messi in atto dall’uomo, di religione musulmana, che la sottometteva di continuo. Episodi che si concretizzavano in percosse, anche solo se lei chiedeva di lavorare oppure se non faceva trovare la cena pronta o ancora non aveva un atteggiamento servizievole nei confronti del marito.

Quest’ultimo – secondo le accuse – la costringeva ad avere rapporti sessuali, anche per procreare. Più di una volta è stata costretta a ricorrere alle cure dei medici, ma per paura della reazione del marito, raccontava di essersi ferita in maniera accidentale.

I maltrattamenti avvenivano a quanto pare anche nei confronti dei figli. L’escalation delle violenze, dettata dall’esigenza della donna di integrarsi nella comunità, l’hanno indotta ad andare dai carabinieri. Dopo la denuncia, la donna è stata tolta dall’abitazione e collocata in una struttura protetta. Del suo caso si stanno interessando i Servizi sociali del Comune per procurarle un lavoro e una fonte di sostentamento. Ora l’uomo se ne è andato dall’Italia per tornare in Tunisia.

Per casi di stalking come questo i carabinieri hanno creato nei Ris una sezione apposita.

L’INTERVISTA

Questa mattina abbiamo incontrato la tunisina e l’abbiamo intervistata. Dalle dichiarazioni della donna, è emerso un quadro drammatico e sconfortante.

Ora che ha denunciato suo marito si sente libera?

“Mi sono sentita libera nel momento in cui lui è andato via, però ho altri problemi, quattro figli. Una situazione molto pesante.”

Conta sull’aiuto della comunità piacentina per un aiuto?

“Grazie ai miei amici italiani ho ricevuto tanti aiuti, anche dal sindaco. Purtroppo non  ho ancora un lavoro. Il sindaco intanto mi sta aiutando per trovare una casa popolare.”

Come ha trovato il coraggio di denunciare suo marito?

“Sono stata trattata molto male, ma sono stata molto forte per i miei figli: adesso però  ho detto basta.”

Tornerebbe in Tunisia?

“E’ molto difficile tornare al mio paese, avrei paura perché probabilmente verrei accusata d’avere costumi troppo occidentali. Al mio paese si considera che la donna non debba avere il coraggio di denunciare il marito, anche se picchiata.”

Teme ritorsioni da parte di suo marito? Pensa che vorrebbe ritornare in famiglia?

“Non temo la reazione di mio marito: io ho deciso di stare solo con i miei figli, non torno con lui.”

Dopo la denuncia ha avuto contatti con i suoi famigliari in Tunisia?

“Nessuno dei miei parenti mi ha chiamato. Loro non sono d’accordo su quello che ho fatto. Secono loro la donna non dovrebbe ribellarsi. Infatti io l’avevo denunciato in Tunisia, ma non era successo niente. Qua, grazie ai carabinieri e agli amici, ho trovato il coraggio. Un ruolo importante l’hanno svolto gli agenti. Ero distrutta, quando ho fatto la denuncia. Ora sono molto più forte.”

Ha più avuto contatti con suo marito?

“Da quando è tornato in Tunisia, lui non s’è più fatto vivo. Adesso so che vuole fare tutto il possibile per riprendersi i figli. Però la denuncia che ha sporto in Tunisia l’ha persa.”

Secondo suo marito lei aveva assunto comportamenti sconvenienti, in Italia?

“Qui in Italia mi comportavo normalmente, non facevo nulla di sbagliato, ma per lui apparivo troppo libera, e non lo accettava. Per lui la donna deve stare a casa, prendere il velo, ma io non sono così. Voglio la mia libertà e per i miei figli.”