Creare una giustizia non solo punitiva ma anche riparativa. E’ stato questo l’argomento al centro del confronto con Maddalena Rostagno, oggi ospite a Piacenza in occasione del Festival del Diritto in Sant’Ilario. Maddalena Rostagno figlia di Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia il 26 settembre del 1988, ha voluto, ancora una volta, aprirsi davanti a un pubblico attento e numeroso che fino all’ultimo non ha perso nemmeno una parola del suo discorso. “Mio padre fu un sociologo e giornalista. È stato uno dei fondatori del movimento politico Lotta Continua. Di umili origini piemontesi, all’eta di 46 anni in Sicilia,fu vittima di un agguato mafioso, mentre mia madre, quando avevo 21 anni fu arrestata. Oggi dunque mi sento vittima di una giustizia “sbagliata”, non sono una persona cattolica, buona e non particolarmente educata. Nei confronti di queste due persone che hanno uccisio mio padre, uno accusato come esecutore materiale e l’altro come mandante non nutro sentimenti come spesso mi viene domandato dalla gente che incontro per strada, loro non sono il male e non mi interessa che finiscano in carcere. A me ormai non cambia nulla che loro abbiano o meno l’ergastolo”. Con queste parole la Rostagno ha garantito che si batterà in una “giustizia più pulita” affermando che la verità che ti può dare un aula non è la stessa verità che lei in questi anni ha raccolto in bauli pieni di fogli di carta che raccontano testimonianze sull’accaduto. “Mandarli in carcere non aiuta me e non aiuta loro”. Così, semplice, veloce e coincisa, la Rostagno ha voluto far luce sul fatto che in Italia c’è bisogno, più che di una giustizia punitiva, di una giustizia riabilitativa. Con queste parole ha abbandonato Piacenza per impegni personali rifiutando di parlarle ai microfoni della stampa in quanto non crede più nel giornalismo che, dal canto suo, in questi anni le ha fatto del male, ma ha trovato utili i social network come mezzo di diffusione del suo pensiero.