Ha creato sensazione il caso della donna perseguitata dal compagno trentenne, un uomo che, davanti alla chiusura del rapporto, aveva violentemente attaccato la donna, arrivando addirittura ad incendiare due sue automobili. Un caso finalmente denunciato dalla vittima, che dimostra quanto la piaga dello stalking sia attuale, spesso soprattutto tra le mura domestiche. Sul tema abbiamo intervistato Donatella Scardi, presidente dell’associazione Telefono Rosa Piacenza, che ha rinnovato l’appello alle donne affinché si affidino all’associazione o alle forze dell’ordine.
“E’ importante che le donne denuncino questi casi, perché lo stalking, in particolare, genera uno stato d’ansia devastante che ti spinge a cambiare le abitudini di vita, e questo è uno degli aspetti che portano alla configurazione del reato. Quello che mi preoccupa sono i tempi della giustizia, perché noi le leggi le abbiamo, il problema sono i tempi di attuazione, e questo vale per tutte le violenze e vale purtroppo per gli omicidi. Tra le segnalazioni che arrivano al Telefono Rosa arrivano soprattutto quelle di comportamenti che si sviluppano in ambito domestico o comunque privato. Sono tutte persone legate in qualche modo da relazioni di vario genere. La donna deve denunciare, affidarsi: deve rivolgersi al telefono rosa, alle forze dell’ordine e rendere questi comportamenti non più privati ma pubblici. Nel momento in cui la donna fa la denuncia, deve diventare un problema della società, non è più un rapporto tra le due persone. Purtroppo ritengo che passi, in parte, il messaggio che questi fatti riguardano solo “noi”. Purtroppo non sono solo problemi di coppia. Ci dev’essere però una società in grado di sostenere il tutto.”
Donatella Scardi ha anticipato alcuni dettagli dei dati raccolti da Telefono Rosa nel corso del 2012:
“Oggi le donne denunciano di più, e secondo i dati del Telefono Rosa di quest’anno, da gennaio ad agosto abbiamo avuto un incremento del 35% di chiamate. Siamo sommerse, e questo grazie all’approvazione sulla legge dello stalking. Un piega positiva iniziata l’anno in cui fu finalemente approvata la legge: allora ricevemmo un 15% in più di chiamate. E’ però fondamentale potersi far carico a livello di Stato, di società, di queste situazioni. E’ questo, il passaggio ulteriore: è un problema anche culturale, che riguarda tutti, non solo le donne. Non c’è ceto sociale che tenga, perché succede in tutti i ceti: Non è una questione relegata agli stranieri o alle persone con una bassa scolarità, è un problema ampio. Il 75% delle donne che seguiamo come associazione sono italiane.”