Gad Lerner: “Conflitti culturali alimentati da pregiudizi bipartisan”

“Tentativo di decalogo per una convivenza interetnica”, questo il titolo dell’incontro inserito nel Festival del Diritto a cui questa sera ha preso parte Gad Lerner. Un incontro nel quale si è affrontato il tema della convivenza tra culture differenti tentando di tracciare le linee guida per una gestione non violenta dei conflitti. Il tutto partendo dal “Tentativo di decalogo per una convivenza interetnica” di Alexander Langer.

Radio Sound

“Alexander Langer viveva in un contesto, quello del Trentino Alto Adige – Sud Tirolo, in cui la convivenza tra culture diverse era obbligatoria” spiega Lerner. In seguito fu poi coinvolto nella realtà dei Balcani la cui storia post bellica dimostrò che l’Europa non era vaccinata dai lutti della Seconda Guerra Mondiale, e palesò la tendenza degli europei a scannarsi tra loro anche solo per motivi religiosi, visto che nella ex Jugoslavia non vi erano divisioni etniche. Ebbene Langer ci ricorda che periodicamente questo rifugiarsi nel particolarismo tende a tornare vivido nella nostra società: lo dimostrano esperienze come quelle della millantata identità padana o del ritenersi differenti dall’immigrato solo perché di una fede religiosa diversa. Non dimentichiamo che in Italia anche recentemente sono state fatte leggi discriminatorie. Esperienze che dimostrano come l’uomo trovi conforto dal rinchiudersi nel proprio paesello, divenendo però settario e talvolta anche carogna”.

Conflitti culturali non sono nuovi nemmeno a Piacenza dove a lungo si è dibattuto, e ancora si dibatte, sulla realizzazione di una moschea.

“Trovo buffo se non offensivo e deprimente che nel 2012, in una città civile e avanzata come Piacenza, vi siano dubbi sulla possibilità di aprire una moschea. Anche perché l’aspetto più inquietante è che coloro che sposano questa linea di pensiero sarebbero pronti a ben altre proibizioni verso persone di altre fedi”.

Questa è la parte riguardante i conflitti, ma per quanto riguarda la solidarietà?

“La solidarietà da sola non basta, serve una guida politica non timorosa, non ossequiosa dei pregiudizi. Per tanti anni abbiamo avuto guide convinte che il popolo non fosse portato per accettare culture diverse. E di questa convinzione sono stati vittime anche i progressisti che non osavano fare proprie idee di convivenza e tolleranza come la cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia. Idee considerate ovvie già da anni in paesi che confinano con l’Italia”.

Davanti ad un giornalista del calibro di Gad Lerner non si poteva non esulare per un momento dal discorso cardine del festival per addentrarci nell’attualità, in questo caso la vicenda Sallusti.

“Il caso Sallusti è penoso perché c’è una evidente sproporzione nella pena. Evidenzia una contraddizione interna alle leggi sulla stampa che io stesso, a mio tempo, assaggiai con il Tg1. Sto parlando dell’idea della responsabilità oggettiva del direttore, il quale dovrebbe essere Mandrake per tenere sotto controllo 50-60 pagine di giornale o dieci edizioni del telegiornale tutti i giorni. I giornali di Sallusti hanno spesso diffamato, ricordiamo il caso Boffo ad esempio, e non è giusto pretendere immunità per i giornalisti che diffamano. Ma da qui a chiedere il carcere per il direttore di un quotidiano il passo è davvero lungo. Maggior ragione non si possono arrivare a conclusioni del genere per un volgare articolo senza firma scritto da Renato Farina”.