Mentre c’è attesa per una conferenza stampa indetta per oggi alle 16 dal presidente della Provincia Massimo Trespidi, l’Italia dei Valori presenta una mozione in Consiglio provinciale. “E’ lecito immaginare – scrive in una lunga nota il consigliere Luigi Gazzola – che del riordino delle province alla fine non se ne farà nulla. Entro fine ottobre Consigli delle Autonomie Locali e Regioni dovrebbero presentare al Governo le proposte di riordino per le sessantaquattro province soppresse. Il Governo, ammesso che le condivida tutte e non occorra un supplemento di istruttoria, dovrebbe presentare un disegno di legge di recepimento delle proposte al Parlamento affinchè lo approvi entro la fine della legislatura. Se già i tempi del percorso legittimano le perplessità sull’esito a rafforzarle contribuiscono gli interessi politici in gioco e il fatto che i deputati uscenti delle sessantaquattro province ricandidandosi dovrebbero chiedere il voto di quegli elettori ai quali nel frattempo avrebbero abolito le province. Poiché nemo tenetur se detegere le conseguenze sono facilmente immaginabili.
Il percorso previsto presenta peraltro una serie di criticità. In primo luogo l’assenza di un disegno organico all’interno del quale fare delle scelte. Ne consegue la difficoltà di decidere con chi accorparsi e come redistribuire le funzioni. Per quanto riguarda Piacenza il dibattito svolto sulle pagine del giornale più che nelle sedi deputate offre prospettive altrettanto incerte, da un lato c’è chi propende per una naturale devoluzione verso le province emiliane limitrofe dall’altra chi ipotizza il ricorso ad un referendum consultivo. Eventualità quest’ultima che dovrebbe offrire possibilità di scelta tra diverse opzioni, non solo se sia meglio la Lombardia rispetto all’Emilia e perché no la Liguria, ma anche con quali altre province (perché Lodi si e Cremona no ad esempio oppure con entrambe). Ma a parte la complicazione del quesito, i costi sarebbero elevatissimi, non vi sarebbe certezza di raggiungere il quorum dei votanti e, quanto ai tempi, rischierebbe di essere celebrato quando le decisioni sarebbero già state prese. In questo contesto l’Italia dei Valori ha formulato una proposta per il nostro territorio che nasce dal basso – senza aspettare miracolistiche soluzioni bolognesi o romane – di tipo sperimentale e in deroga ai criteri prefissati (dai quali anche secondo l’ex presidente della Corte costituzionale, Valerio Onida, alla fine non sarà scandaloso se ci si dovrà allontanare). Una proposta che non prevede accorpamenti con altri territori provinciali ma ipotizza una diversa distribuzione delle funzioni tra Regione, Comune di Piacenza e quattro Unioni di Comuni (ai quali potrebbe aggiungersene una per quelli di montagna) coincidenti con le vallate, da costituire senza creare sovrastrutture e costi aggiuntivi. Forse non la migliore soluzione possibile ma, allo stato, l’unica, peccato continuino a mancarne altre, nero su bianco, con cui confrontarla. Ciò che legittima ulteriormente le supposizioni sulla volontà dilatoria delle maggiori forze politiche che non sanno che pesci pigliare”.