Agricoltura, sindacati: “Operai da nove mesi senza rinnovo del contratto”

“Contratti degli operai agricoli bloccati da ben nove mesi”. L’allarme giunge dalle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil che esprimono forti preoccupazioni per il rallentamento che hanno subito le trattative su tutti i tavoli provinciali. Sono dunque già nove mesi che i lavoratori non hanno aumenti salariali adeguati all’inflazione attestata al 3% su base annua. Le Segreterie Regionali sottolineano la necessità che nei prossimi incontri, programmati da metà settembre venga un segnale chiaro dalle controparti  (Confagricoltura, Coldiretti e  Confederazione Italiana Agricoltori) della volontà di raggiungere,  nelle prossime settimane, le intese necessarie a rinnovare i contratti. Una realtà che riguarda anche gli operatori piacentini come spiega Roberto Frigatti della Fai Cisl: “A Piacenza i rinnovi dei contratti agricoli venivano conclusi a luglio o al più tardi ad agosto – spiega – a tutt’oggi non sono stati sbloccati gli aumenti previsti”.

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In merito è intervenuto anche Paolo Chiappa, eletto nuovo segretario della Flai Cgil al posto di Renzo Scoglio, segretario uscente della categoria che organizza i lavoratori agricoli e dell’industria alimentare della Cgil. “Nei prossimi mesi affronteremo insieme rinnovi contrattuali importanti” commenta ricordando come a Piacenza siano 5mila, tra stagionali e dipendenti, le persone che lavorano con questo contratto, ancora in attesa di rinnovo.

 

“Nei prossimi mesi affronteremo insieme rinnovi contrattuali importanti – ha premesso all’assemblea Chiappa –. Le trattative che si apriranno non possono essere viste come una corsa al ribasso. In momenti di crisi come questo, il tentativo di diminuire salari e diritti non porta da nessuna parte e contribuisce a peggiorare i problemi. Credo invece che occorra aprire una fase di rilancio del lavoro dipendente in un’ottica di crescita territoriale: solo difendendo salari e potere d’acquisto dei lavoratori attraverso questa fase di rinnovi avremo la possibilità di uscire dalla crisi. In ballo ci sono contratti come quello dell’industria alimentare che a Piacenza conta 400 aziende e 3mila addetti”.

Chiappa ha citato anche altri contratti in scadenza come quello dei consorzi agrari e di bonifica, della panificazione e, a livello provinciale, il contratto degli operai agricoli: “Tra stagionali e dipendenti, sono 5mila a Piacenza le persone che lavorano con questo contratto – ha detto in merito Chiappa – la Flai lavorerà per ottenere un miglioramento delle condizioni economiche. Sugli altri fronti, le parole d’ordine saranno diritti e legalità; concetti che la categoria in questi anni ha sempre riempito di iniziative e contenuti e sui quali continueremo a lavorare. Attorno all’agroindustria – ha concluso Chiappa – c’è preoccupazione per i segnali di stagnazione del mercato. Una tendenza che va combattuta con politiche industriali improntate al lavoro, alla crescita e alla valorizzazione di un territorio che di questa specificità può fare il volano per la crescita”. Il 42enne monticellese nuovo segretario Flai di Piacenza, mantiene le deleghe della segreteria confederale Cgil su Contrattazione e negoziazione territoriale, Politiche industriali, Servizi e Sviluppo territoriale.

 

IL COMUNICATO CONGIUNTO DI CGIL, CISL E UIL

Le Segreterie Regionali delle Federazioni dei lavoratori dell’agroalimentare FAI CISL FLAI CGIL UILA UIL dell’Emilia Romagna, esaminato lo stato  delle  trattative per il rinnovo dei contratti  provinciali di lavoro degli operai agricoli nella Regione, esprimono forte preoccupazione per il rallentamento che hanno subito le trattative su tutti i tavoli provinciali, con gravi ricadute di perdita del potere di acquisto delle retribuzioni di migliaia di  lavoratori agricoli interessati.

Va infatti considerato che per gli operai agricoli i contratti provinciali determinano gli aumenti salariali del secondo biennio (2012/2013) successivo agli aumenti derivati da quelli fissati per il primo biennio (2010/2011) dal Contratto Nazionale, assolvendo quindi a una funzione determinante ai fini della difesa del potere di acquisto. Sono dunque già nove mesi che i lavoratori non hanno copertura rispetto a una inflazione attestata al 3% su base annua, e con alle spalle un rinnovo nazionale per il biennio 2010/2011 sul quale è stata maturata una ulteriore perdita del potere di acquisto dell’1,6% riferita al 2011 che è compito dei contratti provinciali recuperare.

Le Segreterie Regionali sottolineano la necessità che nei prossimi incontri, programmati da metà settembre venga un segnale chiaro dalle controparti  (Confagricoltura, Coldiretti e  Confederazione Italiana Agricoltori) della volontà di raggiungere,  nelle prossime settimane, le intese necessarie a rinnovare i contratti, evitando di innescare uno stato di tensione nelle relazioni sindacali che si ripercuoterebbe inevitabilmente sull’insieme dei rapporti anche a livello regionale, compromettendo la coesione necessaria ad affrontare una situazione difficile, resa più pesante dalle calamità che hanno colpito la Regione (dal sisma alla siccità). Eventi eccezionali richiedono responsabilità di tutti, per una rapida ripresa e per tornare alla normalità che per le parti sociali vuol dire normali relazioni sindacali – industriali con rispetto delle scadenze e conseguente rinnovo dei contratti di lavoro.

Non sarebbe infatti accettabile che mentre si produce uno sforzo di coesione  per meglio utilizzare le risorse pubbliche da destinare alla ricostruzione e ad affrontare le emergenze, (risorse che va sempre ricordato provengono in larga parte dai sacrifici imposti in questi mesi soprattutto ai lavoratori dipendenti per risanare il bilancio pubblico)  prevalesse la tentazione di strumentalizzare le difficoltà per negare il rinnovo dei contratti provinciali.

E’ dunque necessario che si abbandoni, ove ci fosse, questa tentazione, determinando calendari serrati volti a chiudere in fretta i rinnovi, da un lato manifestando con proposte adeguate, a tutela anche della stessa impresa, la volontà di tutelare la professionalità dei lavoratori, la  bilateralità contrattuale  e la salvaguardia del potere di acquisto delle retribuzioni e dall’altro lasciando cadere quelle proposte pregiudiziali che, non avendo fondamento nei rimandi del CCNL o avendo motivazioni spiccatamente ideologiche, risultano solo funzionali a mantenere il blocco della contrattazione.