I dati raccolti dall’Istituto di Frutti-viticoltura dell’Università Cattolica di Piacenza ci spiegano che l’annata 2012 sarà ricordata in particolare per l’assenza di precipitazioni e per i picchi termici estivi che hanno pesantemente influenzato il processo di maturazione delle uve.
“Se alla metà di luglio – spiegano Matteo Gatti e Maurizio Zamboni, ricercatori dell’Istituto di Frutti-viticoltura – si poteva ipotizzare un certo ritardo rispetto all’annata precedente, già a partire dai primi giorni di agosto, i dati raccolti nell’ambito delle prove sperimentali condotte dal nostro Istituto hanno mostrato un netto recupero, cogliendo alla sprovvista alcuni operatori del settore”.
“Nei vigneti piacentini, il caldo estivo – continua il dott. Gatti – ha comportato un rapido calo dell’acidità e contestualmente, alcuni danni su specie a bacca bianca con grappoli molto esposti al sole sui quali sono state riscontrate gravi scottature delle bacche. Va comunque sottolineato – continua il ricercatore Gatti – che molti viticoltori piacentini hanno riposto la massima cura nella gestione del proprio vigneto limitando al massimo l’intensità della defogliazione anche in virtù dell’ottimo stato sanitario delle uve”.
“Dal punto di vista fisiologico – afferma il prof. Stefano Poni, Direttore dell’Istituto di Frutti-Viticoltura – uno stress idrico moderato è favorevole alla qualità delle uve mentre carenze idriche assai severe sono difficilmente tollerate dalla vite e possono compromettere l’attività fotosintetica che è alla base del metabolismo primario e secondario. Una prima ed evidente conseguenza dell’andamento meteorologico estivo è il calo produttivo e della resa in mosto, mentre la maturazione risulta essere fortemente sbilanciata. La gradazione zuccherina è spesso eccessiva rispetto alle frazioni tartarica e malica dell’acidità, la sintesi degli antociani è limitata così come insufficiente è il livello di polimerizzazione dei tannini con innegabili ripercussioni negative sull’attitudine all’invecchiamento dei vini rossi. L’accumulo delle molecole aromatiche richiede importanti sbalzi termici tra il giorno e la notte che nelle ultime settimane sono risultati assai limitati. Purtroppo, quando la manifestazione di tali fenomeni è così evidente, al viticoltore rimangono ben poche possibilità per preservare la produttività del vigneto e una qualità delle uve soddisfacente”.
Le tecniche colturali rappresentano lo strumento più efficacie e immediato a disposizioni del viticoltore per affrontare eventi estremi come quelli che hanno caratterizzato l’annata 2012. Da anni l’Ateneo piacentino conduce ricerche, utilizzando queste tecniche, per chiarire alcuni principi fisiologici che regolano la maturazione. Di recente si sono ottenuti ottimi risultati sull’applicazione della defogliazione precoce prima della fioritura e sull’uso di antitraspiranti, mentre recentemente si stanno studiando gli effetti di un’innovativa manipolazione della chioma.
Un’altra strada che sta affrontando il dott. Alberto Vercesi, ricercatore dello stesso Istituto di Frutti-viticoltura, nell’ambito del progetto Migliorvite, finanziato dalla Regione Lombardia, è quella del miglioramento genetico mediante la valutazione delle prestazioni di nuovi vitigni da spumante, ottenuti tramite incrocio e caratterizzati da una maturazione ritardata rispetto ai genitori Chardonnay, Pinot nero e Riesling italico. Si tratta dei vitigni Celtica, Virgilio e Pliniana, di recente iscritti al Registro Nazionale delle varietà di Vite, la cui coltivazione è oggi possibile solo nel territorio lombardo. Secondo il dott. Vercesi i risultati raccolti da oltre un decennio sono consistenti e tali da poter verificare le performance al di fuori della Lombardia, come per esempio nel piacentino che per molti aspetti è simile al confinante Oltrepò Pavese.