Non è da tutti compiere gesti e lanciare messaggi capaci di cambiare radicalmente la realtà che ci circonda e di restare attuali e concreti nel corso degli anni. Don Vittorio Pastori è riuscito nell’impresa. Era l’inverno del 1972 quando Vittorio Pastori partì per la prima volta in Uganda per visitare due vescovi amici di monsignor Enrico Manfredini, allora vescovo di Piacenza. Da quel viaggio nacque l’idea di creare un’associazione che convogliasse gruppi di volontari presso le missioni in Uganda per dare sostegno e supporto agli abitanti del paese africano. Alla guida dell’associazione c’era appunto Vittorio Pastori, chiamato affettuosamente don Vittorione dopo la sua ordinazione a sacerdote avvenuta nel 1984. Sono passati 40 anni da quel giorno e ancora oggi Africa Mission è un’organizzazione viva. Non una di quelle che si riempiono la bocca con proclami, comunicati e polemiche, ma un movimento che agisce concretamente, sul campo. Tanto per essere chiari, in Uganda, come in tutta l’Africa, si muore di sete. Africa Mission ha scavato mille pozzi e ne ha riattivati altri 2mila. Numeri impressionanti davanti ai quali però l’organizzazione non si ferma soddisfatta. Il direttore Carlo Ruspantini ha chiaramente spiegato che la tre giorni di festeggiamenti iniziata ieri e che si concluderà domani ha come tema fondamentale la ricerca di idee su come gestire lo sviluppo delle popolazioni in futuro. Cambia la realtà, cambiano le necessità e Africa Mission sa di dover essere costantemente ‘sul pezzo’: “Don Vittorio ha indicato la strada, ora dobbiamo mostrarci adatti a portare questo pesante testimone. C’è ancora tanto da fare e abbiamo il dovere di essere preparati”.
Si è tenuto questa mattina e continuerà nel pomeriggio il grande convegno dal titolo “Io sono venuto perché abbiamo la vita e l’abbiano in abbondanza”. Dopo il saluto delle autorità alle 9,30, sono stati presentati i 40 anni di impegno in Uganda e nel continente africano di Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo; dopodiché volontari e collaboratori di ieri e oggi del movimento hanno offerto le loro testimonianze e i loro ricordi. “C’è ancora tanto da fare in Uganda – spiega Lavinia Lommi, volontaria che per due anni e mezzo ha operato in Uganda, nella regione del Karamoja – soprattutto per quanto riguarda la fascia più giovane della popolazione, bambini vittime di violenza, povertà, malattie, giovani abbandonati a se stessi e i tristemente noti bambini-soldato”.
Presente anche padre Michael Lubega, parroco della Cattedrale di Moroto (Uganda): “La questione dell’acqua è più complessa di quanto si può immaginare. Oltre alla sete degli esseri umani – spiega – si deve tenere presente anche la sete degli animali. La regione del Karamoja si fonda sull’agricoltura e sull’allevamento. Prima dell’arrivo di Africa Mission la mancanza di acqua uccideva il bestiame e rendeva impraticabile l’agricoltura con la conseguenza che la gente moriva anche di fame. E’ impensabile il cambiamento apportato dalla trivellazione dei pozzi eseguita dall’organizzazione di don Vittorione. Senza contare le scuole e i dispensari”.
Ospite nel pomeriggio Padre Gheddo, missionario da sempre impegnato ne luoghi più sensibili del mondo. E’ stato lui a incontrare i volontari piacentini e a tenere una lezione: “Prendere la via del volontariato non come lavoro. E portare la nostra ricchezza, non come soldi ma come Gesù Cristo. Se portiamo lui portiamo anche lo sviluppo tramite i diritti, poi tradotti oggi nella Carta dei diritti dell’uomo, inevitabili se vogliono svilupparsi”.
Seguirà alle ore 21 lo spettacolo musicale “All we need is Love” con il coro gospel New Sisters e Marco Rancati con gli MDV Sound. Presenta Rita Nigrelli di Radio Sound 95.