Accompagnata dalle musiche del quartetto del Piacenza Jazz Club, ieri sera, a Villa Raggio è andata in scena la storia. La storia del cinema e la storia con la “s” maiuscola.
La quarta serata del festival di cortometraggio, che ormai da undici anni l’Associazione Concorto organizza con sempre maggiore successo di pubblico e consenso degli addetti ai lavori, ha avuto come protagonista Sergej M. Ėjzenštejn e il suo capolavoro: “La corazzata Potëmkin”.
Una serata magica con le stelle a fare da sceneggiatura al cinema e alla musica.
«Questa sera – ha sottolineato Gianluca Sgambuzzi – è una conferma. La conferma di una collaborazione con il Piacenza Jazz Club nata lo scorso anno come esperimento e rinnovata oggi con la proiezione dell’opera di Ėjzenštejn».
Prima di lasciare la parola agli strumenti di Luca Mezzadri (batteria) Gianni Azzali (saxofoni e flauto), Erminio Cella (pianoforte e tastiere), Mauro Sereno (contrabbasso e basso elettrico) e alle immagini della Corazzata, Sgambuzzi ha chiamato sul palco Gianni D’Amo che ha inquadrato storicamente e cinematograficamente il lungometraggio «di un Ėjzenštejn appena 27enne che ha avuto questo incarico nel 1925 dal Governo in occasione del ventennale dei moti rivoluzionari russi».
Un breve passaggio sul quadro storico che ha tenuto a battesimo l’opera – «Siamo nel periodo in cui nel vocabolario russo entrano le parole Duma e Soviet, un passo politico significativo» – e poi via verso quell’obiettivo «di riqualificazione post fantozziana» che ha accomunato tanti critici cinematografici. «Uno di questi – ha sottolineato D’Amo – recita: della Corazzata è svaporato il messaggio, ne resta la formidabile efficacia del montaggio». Un film rivoluzionario perché parla della rivoluzione o per la sua forma cinematografica? Si è domandato D’Amo, girando il quesito al pubblico. «Una forma innovativa che non aveva precedenti nella storia del cinema – ha aggiunto prima di sentenziare – Per me è rivoluzionario per entrambi questi motivi. La corazzata Potëmkin è un film innovativo costruito su quella dimensione classica su cui Ėjzenštejn tornerà in maturità. Una griglia in cinque atti entro cui si libera una grande espressione creativa d’innovazione».
Secondo Gianno D’Amo, però, quello cinematografico non è la sola eccellenza di Ėjzenštejn ne La corazzata Potëmkin. «Alla stregua di Gramsci e György Lukács, Ėjzenštejn è un pensatore che va oltre il tempo. Profondamente convinto che l’uomo possa cambiare il mondo e lo possa fare in tempi brevi, Ėjzenštejn riflette sui motivi storici e politici che non hanno permesso questo cambiamento. Tutto questo lo troviamo nella filmografia di Ėjzenštejn in cui la costante è una netta separazione tra la ragione e il torto. Oggi abbiamo perso l’innocenza di saper distinguere il giusto dallo sbagliato, ma questo non ci esime dall’impegno a scegliere giornalmente la giusta via».
La serata ha inoltre visto la premiazione di Elena Pedrezzoli, produttore di Einspruch VI, il cortometraggio dell’autore svizzero Rolando Colla, con il riconoscimento del pubblico. A consegnare il riconoscimento una delle anime del festival, Roberto Modenesi.
Premio del pubblico anche per Odysseus Gambit di Alex Lora, per la sezione Doczone. Un immigrato cambogiano insegna gli scacchi ai passanti in cambio di qualche dollaro nel cuore della Grande Mela con la speranza di migliorare la sua qualità di vita di senzatetto.
Secondo premio a Chase del francese Adriaan Lokman, terzo classificato il commovente Christine della regista belga Isabelle Schapira. Ritrovato il figlio scappato di casa, Christine capisce che non potrà convincerlo a tornare a casa con lei e con un gesto di estremo amore lo lascia andare.