E’ stato l’unico genitore ad aver partecipato al corteo di protesta organizzato dalle ragazze contro il parroco che vieta alle teenager di andare in oratorio con gli shorts. Ora quel papà rischia di perdere il lavoro. A distanza di una settimana dall’evento i riflettori tornano ad accendersi sul comune di Cortemaggiore. Sandro è il papà che forse più di tutti ha appoggiato l’iniziativa della figlia. Forse proprio a causa di questa partecipazione, c’è chi in paese lo guarda storto, mugugna, lo etichetta. Chi lo appoggia, invece, lo fa in silenzio, senza troppo dare nell’occhio. Di mestiere fa l’operaio e nei giorni scorsi aveva preso alcuni giorni di ferie proprio per prendere parte al corteo. Un comportamento evidentemente mal tollerato dal datore di lavoro che lo ha richiamato due volte per iscritto “accusandolo” di non essersi presentato al lavoro. Per il padre, atti che rappresentano l’anticamera del licenziamento. “L’averci messo la faccia mi ha fatto perdere la dignità e ora rischio anche di perdere il lavoro. Voglio però dire che sono tante le persone che mi hanno scritto manifestandomi appoggio. Alla fine non volevamo assolutamente scatenare la guerra con il parrocco. Volevamo solo un incontro che ancora oggi ci viene negato”. Nei giorni scorsi, quando ormai i media nazionali e locali avevano fatto calare il silenzio sulla rumorosa vicenda, Sandro e le ragazzine hanno bussato alla porta del parroco, Monsignor Ghidoni, per cercare un momento di confronto e chiarire il tutto. “Purtroppo abbiamo suonato in canonica più volte, ma l’incontro ci viene negato. Non vuole incontrarci, teme che nuovamente arrivino i giornalisti e che si scateni di nuovo la polemica. Lo abbiamo incontrato l’altro giorno casualmente per il paese. Ero con alcune ragazze e ci ha detto che non vuole incontrarci. Sono molto dispiaciuto perché alla fine non si è fatta luce sulla reale questione”. In realtà Sandro spiega che il parroco avrebbe promesso alle ragazze che vanno in oratorio di mantenere un atteggiamento più elastico in futuro. “E’ già un piccolo segnale – conclude – però ora ci aspettiamo che dalle parole si passi ai fatti”.