E’ iniziato nella piazzetta di palazzo Gotico con il ricordo dei dati sulle vittime del lavoro, la cerimonia di commemorazione della tragedia della Pertite, l’esplosione nello stabilimento militare nella quale persero la vita 47 operai e ne rimasero feriti oltre 500. “Solo nel 2011 sono 726 mila gli infortuni sul lavoro, con 930 vittime che hanno pagato il prezzo più alto”. Così il vicesindaco Francesco Cacciatore, che ha tenuto il discorso ufficiale di fronte alle massime autorità locali, alle associazioni combattentistiche e ai parenti delle vittime.
“Le statistiche – ha ricordato Cacciatore – sono in lieve flessione, del 6.4% con 43 decessi in meno ma le cifre sono ancora troppo alte”. Lo stesso concetto è stato ribadito da Danilo Frati, vicepresidente di Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi sul lavoro): “Esiste oggi anche una zona grigia rappresentata dagli stranieri. Quelli in regola sono già conteggiati ma quelli non regolari aumentano le statistiche e purtroppo sono invisibili”.
Decisamente più amari i commenti dei parenti delle vittime. Più “fortunati”, invece, i feriti per i quali le cure non mancarono: “E’ stata una cosa traumatizzante. Io ho perso mia mamma – spiega una signora – abbiamo sentito lo scoppio, ricordo la nuvola nera e gli infissi delle porte che si sono staccati”. Ma da parte delle istituzioni, la piacentina, ha un’opinione non positiva del sostegno ricevuto: “Lo stato ha mandato i bambini in colonia, con il dispiacere doppio perché avevo perso la mamma e mi avevano staccato dalla famiglia. Poi avevano dato una quota, da ritirare ai 21 anni, che però con la svalutazione della moneta, quando è arrivato il momento di ritirarla, valeva molto meno. Ci ho comprato un paio di scarpe. La via di mia mamma è valeva un paio di scarpe”.
Altro racconto quello della figlia di una sopravvissuta: “L’hanno trovata per caso, alle 3 di notte. Un artificiere è inciampato e ha visto che era il piede di mia mamma. Ma è stata curata dall’Inail, da un ospedale all’altro”.