Detenuti diventano volontari in aiuto delle popolazioni colpite dal terremoto. I primi tre partiranno dalla casa circondariale di Modena per lavorare come cuochi. Altri cinque, entro la fine della settimana, arriveranno dal carcere di Piacenza. E in seguito anche da altre strutture detentive, fino alla fine del mese di agosto.
In totale saranno quaranta i carcerati che usciranno con misure alternative per dare il loro contributo, in qualità di volontari, nelle zone del terremoto in Emilia.
E’ quanto prevede il protocollo di intesa tra la Regione Emilia-Romagna, il Dipartimento di amministrazione penitenziaria e il Tribunale di sorveglianza che dà corpo all’idea lanciata dal ministro della Giustizia Paola Severino: detenuti fuori dal carcere con misure alternative ma non per lavorare, bensì per dedicarsi al volontariato in aiuto ai terremotati.
Fino ad ora, le persone selezionate dal Tribunale di sorveglianza sono tutte di sesso maschile: 3 o 4 detenuti verranno da Modena, una decina dalla Dozza di Bologna, 12 o 13 da Castelfranco Emilia e 8 o 9 dal carcere di Ferrara, oltre a quelli di Piacenza. “Ma il numero – dice il presidente del Tribunale di sorveglianza Francesco Maisto – potrebbe crescere, perché stiamo continuando a vagliare le posizioni”.
E crescono anche i curricula, perché nello screening si tiene conto delle capacità professionali dei detenuti, da incrociare con le richieste provenienti dalle zone terremotate. Per realizzare il progetto, che “è praticamente a costo zero”, come specifica l’assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi, non si escludono trasferimenti da un carcere all’altro per favorire la vicinanza con i luoghi del sisma.