Antimafia a Piacenza, il lavoro silenzioso del pool interforze con la Dia

“Interdittiva” è una delle parole più temute dalla mafia che se al sud si sporca ancora le mani sulle strade qui al nord opera nell’ombra macinando miliardi. E i miliardi in Italia, si sa, viaggiano sui binari degli appalti pubblici. Da qualche anno però le cose sono cambiate o perlomeno si è intrapresa la strada del cambiamento e lo Stato ha affilato le armi per combattere il più drammatico cancro nazionale che è la criminalità organizzata di stampo mafioso. 

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Uno dei termini più odiati dalle cosche è “interdittiva”; sta ad indicare un atto che viene emesso dalle prefetture ed è la sintesi di un lavoro lungo, delicato e difficile svolto da pool interforze che agiscono nell’ombra in tutte le città d’Italia, spesso sopra le teste di chi vive normalmente e nemmeno si immagina che magari nel cantiere di fianco a casa è in corso un sopralluogo della Dia, la Direzione investigativa antimafia. 

In Lombardia negli ultimi due anni sono state 150 le imprese letteralmente allontanate dai cantieri delle grande opere pubbliche perché in odore di mafia. E dietro a ognuno di questi allontanamenti c’era un’interdittiva della Prefettura competente per territorio; e, ancora, dietro a ogni interdittiva c’è un’istruttoria complessa nella quale giocano un ruolo fondamentale la polizia, i carabinieri, la guardia di finanza, gli investigatori delle varie Dia italiane (Piacenza, ad esempio, è sempre stata con Firenze e ora dipende da Bologna), tutti coordinati dalle prefetture. 

Nella nostra città il funzionario che coordina i lavori del tavolo interforze addetto ai controlli antimafia è Marilena Razza, viceprefetto con una lunga esperienza sul campo e che conosce da anni il tessuto imprenditoriale e sociale piacentino. 

Le abbiamo chiesto se per caso siano di recente state emesse delle interdittive anche nel nostro territorio o nei confronti di imprese che magari lavorano fuori ma che hanno sede nel Piacentino. 

E la risposta, per fortuna, è stata no. Ma non solo nel recente passato: la nostra prefettura non ha mai emesso alcuna interdittiva da quando esiste. “Le nostre ditte sono ancora sane” dice, ma subito precisa: “Ci sono delle situazioni che noi a prescindere teniamo monitorate e riguardano più che altro ditte che vengono da fuori, ma per ora abbiamo la situazione assolutamente sotto controllo”. “E tenga conto – prosegue – che i dati che noi raccogliamo e cataloghiamo comprendono anche tutti i subappalti, che noi controlliamo come se noi dovessimo fare interdittive antimafia”. 

Parliamo di controlli che riguardano ogni anno centinaia e centinaia di aziende. Ma non solo per appalti milionari. Il viceprefetto Razza, responsabile dei controlli antimafia per la Prefettura, spiega che da tre anni è attivo un protocollo tutto piacentino grazie al quale vengono sottoposte a controlli serrati tutti gli appalti a partire dai 50mila euro: praticamente tutti.