Mettere in piedi un referendum e spendere un milione di euro per chiedere di andare in Lombardia è una “tafazzata”. E’ colorito ma di certo l’esempio usato dall’onorevole piacentina del Pd Paola De Micheli rende l’idea di come la pensa il suo partito su un eventuale referendum traghettare Piacenza dall’Emilia alla Lombardia. Rende l’idea perché Tafazzi, celebre personaggio del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, passa la vita a martellarsi le parti intime. Fuor di metafora, la direzione provinciale del Pd piacentino – riunitasi ieri sera per parlare del riordino delle province nell’ambito della spending review – è assolutamente convinta che un referendum per cambiare regione sia autolesionismo puro e semplice. “Sarebbe inutile, dannoso nonché un’umiliazione senza pari per Piacenza e i piacentini, che si ridurrebbero a chiedere l’ingresso in Lombardia col proverbiale cappello in mano”.
Concetti che sono stati ribaditi questa mattina nel corso di una conferenza stampa indetta nella sede del Partito democratico, in viale Risorgimento, alla quale hanno partecipato Vittorio Silva, segretario provinciale, la deputata Paola De Micheli e Marco Bergonzi, capogruppo in Provincia.
Le posizioni sono state espresse senza mezzi termini ma non solo: sono stati portati anche alcuni dati a supporto della tesi sostenuta, ovvero che lasciare l’Emilia sarebbe dannoso per Piacenza. Silva ha scelto il welfare per rendere l’idea: gli anziani assistiti a livello domiciliare in Emilia Romagna sono l’8,8%, mentre in Lombardia sono poco più del 4. E ancora, gli anziani coperti da indennità di accompagnamento sono l’11,4% nella nostra regione mentre quelli lombardi sono il 9,4%. Un gap che aumenta visibilmente in tema di servizi per l’infanzia: la copertura dei posti nido da noi arriva al 24,6% della popolazione mentre in Lombardia si ferma all’8,1.
Morale: andare in Lombardia non conviene. E secondo i vertici del Pd, nemmeno chi oggi sta proponendo con forza il referendum in realtà ci crede veramente. “L’unica cosa che dimostra questa iniziativa – dice la De Micheli – è che i sostenitori del referendum hanno dei grossi complessi di inferiorità. Noi no: noi portiamo in giro la piacentinità con la nostra faccia, le nostre gambe e la nostra professionalità. Ovvio, non ci piace questa cosa degli accorpamenti ma riteniamo di poter andare al tavolo delle trattative con gli altri territorio con molti argomenti. Anche perché noi crediamo nel policentrismo: ogni città capoluogo dovrà essere protagonista, e Piacenza ha molte frecce al suo arco”.