AGGIORNAMENTO ORE 18 – L’appello, sottoscritto nella riunione di ieri dal presidente della Provincia di Piacenza Massimo Trespidi e da 42 sindaci piacentini, è stato firmato oggi anche dal sindaco di Pecorara Franco Albertini e dall’assessore del Comune di Ferriere Giancarlo Opizzi .
Durante la giornata di domani anche i primi cittadini di Gazzola, Luigi Francesconi, Gossolengo, Angela Bianchi, e Travo, Lodovico Albasi (che nella giornata di oggi ha avuto un colloquio con il presidente Trespidi durante il quale sono stati precisati gli obiettivi del documento unitario) sottoscriveranno l’appello.
AGGIORNAMENTO ORE 12 – Non più estensione territoriale o numero degli abitanti ma virtuosità amministrativa e storicità. Sono i due emendamenti cardine della proposta che il presidente della Provincia Massimo Trespidi, insieme con i parlamentari piacentini, il resto della sua amministrazione e 44 sindaci piacentini su un totale di 48, ha avanzato per “salvare” l’ente da lui guidato e la sua autonomia. “Non sono lombardo, non sono parmigiano ma sono piacentino” aveva dichiarato ai microfoni di RadioSound proprio ieri sera, a margine della riunione con tutti i primi cittadini convocata nella sala del consiglio provinciale, e l’ha ribadito questa mattina nel suo ufficio di via Garibaldi dove ha convocato gli organi di stampa per illustrare il documento ce contiene le proposte di modifica al disegno di legge sull’accorpamento delle province italiane.
Sei emendamenti in tutto, frutto di quello che lo stesso Trespidi ha definito un lungo ragionamento condiviso con le varie forze politiche, amministrative ma anche economiche e sociali del territorio. Ora sono contenuti in un documento i cui termini di presentazione scadevano oggi a mezzogiorno ma che già da martedì è nelle mani dei parlamentari Filippo Berselli (Pdl), Gianpaolo Bettamio (Pdl), Massimo Garavaglia (Lega), Pierluigi Bersani (Pd), Paola De Micheli (Pd), Tommaso Foti (Pdl), Massimo Polledri (Lega), Fabio Raineri (Lega), e Maurizio Migliavacca (Pd). Questo documento verrà presentato alla Commissione programmazione economica e bilancio del Senato che lo discuterà, insieme agli altri, la prossima settimana. “Certo, dovrebbero prima definire i parametri di modifica delle province” sottolinea Trespidi spiegando che il termine di ridefinizione di tali parametri è scaduto il 17 luglio. C’è anche da dire che i criteri contenuti negli emendamenti “piacentini” scavalcano i parametri e vanno alla radice della questione: che siano 300mila o 350mila gli abitanti minimi richiesti per l’esistenza di un territorio provinciale, Piacenza chiede che invece non sia questo il criterio ma semmai la virtuosità dell’amministrazione. E non lo chiede a caso: la nostra provincia è al quinto posto in Italia in una classifica stilata (e quindi già disponibile) dal ministero dell’Economia sulla base dell’operatività e dell’efficenza dell’ente. Morale, si chiede che lo Stato tenga conto di come abbia funzionato la Provincia visto che in Italia ci sono differenze enormi. E chiede che se ne tenga conto anche rispetto ai tagli già previsti per le varie amministrazioni così come verranno ridefinite: “Che non siano tagli lineari – dice Trespidi – i quali non tengano conto della virtuosità e colpiscano indistintamente chi ha lavorato bene come chi ha portato l’ente sull’orlo del fallimento”.
Ma non solo merito. Altro criterio che stravolgerebbe il testo del disegno di legge (sul quale, peraltro, non può essere posta la fiducia) è quello della storicità: in uno specifico emendamento si chiede che vengano mantenute le Province che esistono per legge del 3 febbraio 1871; e Piacenza a quell’epoca esisteva già da dieci anni. “Un emendamento, questo – spiega il presidente – che va nella direzione del governo visto che il numero delle province verrebbe comunque pressoché dimezzato”.
Negli altri emendamenti (che pubblichiamo integrali nei documenti allegati) si chiede che gli organi eletti dal popolo possano arrivare alla fine del loro mandato e che anche nel futuro venga mantenuta l’elezione diretta degli organi in questione, ovvero del presidente della Provincia e del consiglio.
18 LUGLIO – Si è aperto con il discorso del presidente della Provincia, Massimo Trespidi, il summit con i sindaci del territorio (presenti 42 au 48), in via Garibaldi, per cercare di lanciare l’ultimo appello affinché venga rivisto il riassetto che potrebbe portare alla soppressione o all’accorpamento ad altre provincie di quella piacentina.
“E’ un incontro di natura istituzionale, per vedere in faccia i sindaci e non si tratta di un consiglio provinciale aperto ma un vero e proprio confronto tra istituzioni” ha precisato Trespidi, continuando: “Una riforma è partita, complessivamente condivisa nella sua necessità. Ma questo processo non può che avvenire in un riordino complessivo che parta da un livello istituzionale. Però deve avere già, nel momento in cui inizia, la visione dell’intero processo di riordino”.
Non solo sindaci e consiglieri provinciali, presenti in sala giunta ma anche molti cittadini, arrivati per conoscere quale sarà il futuro della Provincia e le sue competenze.
“Siamo allarmati” ha spiegato il presidente nel suo intervento iniziale, “per interventi normativi (come il decreto legge del 6 luglio scorso) che non sono stati pensati con una visione complessiva. E soprattutto non seguono una coerenza”.
Secondo l’appello, che Trespidi ha chiesto di firmare a tutti i sindaci del territorio, si chiede che, nello stabilire quali provincie meritino di essere tagliate e quali no, si tenga conto di alcuni parametri: rispetto del patto di stabilità e mancanza di indebitamento (quarta in Italia, da un recente studio del Sole 24ore). Non manca, nel testo, anche l’avvio di un’efficace lotta agli sprechi. Secondo i parametri, stabiliti dal Ministero, quella di Piacenza sarebbe quinta in Italia. “Su questa base va effettuata la scelta” per Trespidi e le istituzioni cittadine (presenti anche il sindaco di Piacenza Paolo Dosi, di Fiorenzuola, Giovanni Compiani e Fabio Callori, di Caorso, tra i relatori) “a differenza lasceremmo in vita provincie in pieno dissesto finanziario”.
Insomma, da quanto emerso durante la riunione istituzionale, non sarebbe solo l’ente di via Garibaldi a sparire ma questo “rappresenterebbe l’inizio di un processo di spogliazione del nostro territorio, che verrà privato di una serie di enti che oggi e in futuro sono e saranno indispensabili” (Camera di Comemrcio, Questura, ufficio scolastico provinciale, ufficio delle entrate).
Infine è stata lanciata la sollecitazione, ai parlamentari piacentini, di farsi carico delle proposte esposte durante il summit. I criteri di accorpamento o soppressione dovrebbero, secondo l’appello lanciato, rientrare nei parametri degli indicatori di virtuosità elencati ma anche di storicità. Infatti, in quanto Provincia Primogenita, l’appello chiede che si tenga conto di questo aspetto nella scelta di quali enti tagliare o accorpare.
Sono 42 i sindaci che hanno sottoscritto il documento. I sei che non erano presenti o si sono rifiutati sono: Cerignale, Ferriere, Gazzola, Gossolengo, Pecorara, Travo.
Fuori dal palazzo non è mancata la manifestazione contro il possibile salvataggio della Provincia. In strada, con cartelli e volantini, si sono uniti Rifondazione Comunista e l’Italia dei Valori, decisi a dare battaglia per la lotta a quello che è considerato “uno spreco di risorse pubbliche”.
NOTIZIA ore 15.30 – Dopo la lettera inviata dal Presidente Massimo Trespidi, alle maggiori cariche dello stato, per esprimere la netta contrarietà alla soppressione della Provincia di Piacenza, inserita nel piano di spendign review, stasera in corso Garibaldi andrà in scena la riunione dei 48 sindaci del territorio piacentino. “Un modo – spiega Trespidi “per condividere una linea comune sugli emendamenti da presentare al decreto legge”.
Nel frattempo anche l’onorevole del Pdl, Tommaso Foti ha inviato una lettera al presidente Trespidi per dimostrare la propria vicinanza alle motivazioni addotte contro la soppressione dell’ente di via Garibaldi. Inoltre, l’onorevole e coordinatore provinciale del Popolo della Libertà, ha aggiunto: “Al più presto la Provincia dovrebbe indire un referendum, affinché sia data ai piacentini la possibilità di scegliere a quale Regione essere aggregati, anziché subire un’imposta annessione alla provincia di Parma”.