
Il problema dell’acqua salta fuori in questa stagione puntuale come un orologio svizzero. E con esso arrivano le polemiche legate alle istanze di vari soggetti. I due grandi temi, apparentemente contrapposti, riguardano da un lato il cosiddetto minimo deflusso vitale dei fiumi che va garantino, dall’altro le esigenze degli agricoltori che in questo periodo più che mai hanno necessità di irrigare. In mezzo c’è il Consorzio di Bonifica e in queste ore, sulla stamopa, i toni si sono un po’ scaldati con appelli alla responsabilità da parte della politica (come dall’assessore regionale all’ambiente Sabrin Freda) nei confronti del mondo agricolo.
Tuttavia Enrico Chiesa, presidente di Confagricoltura Piacenza, non ci sta ad incassare appelli alla responsabilità rivolti agli agricoltori che proprio in questi giorni stanno correndo giorno e notte per non vedere compromesso l’intero raccolto sotto scacco dall’emergenza idrica. “Non è una sorpresa – commenta Chiesa – Il problema è semmai come viene affrontata tutti gli anni, cioè, senza che vengano prese decisioni strutturali, in grado di risolvere efficacemente, definitivamente e soprattutto per tempo la necessità di avere più acqua che si presenta in questa stagione. La politica non deve fare il gendarme, ce ne sono già troppi; semmai, deve adoperarsi per individuare soluzioni e siamo noi agricoltori – rimarca Chiesa – che chiediamo, in tal senso, un atto di responsabilità. Le nostre aziende alimentano tutto il comparto agroalimentare piacentino, i nostri campi sono il punto di partenza per l’industria dell’ortofrutta e dei trasformati, pomodoro in primis, sono l’origine degli alimenti per il comparto lattiero-caseario. Siamo già in ginocchio per i costi produttivi alle stelle, per la patrimoniale nascosta inflitta dalla tassazione Imu su terreni e fabbricati strumentali, ora senz’acqua le nostre imprese sull’orlo di un baratro finanziario e con loro, a breve, tutto l’indotto”.
Gli fa eco Filippo Gasparini, presidente della Sezione di Prodotto Lattiero-casearia di Confagricoltura Piacenza e agricoltore di Gossolengo: “Per le aziende zootecniche della nostra zona il mais è al centro di tutto, questa coltura necessita d’irrigazione sino alla fine d’agosto, altrimenti il raccolto sarà compromesso o con enormi problemi di micotossine. E’ vero che c’è una norma europea sul minimo deflusso vitale, ma ve n’è anche una relativa al pacchetto igiene e una sul benessere animale: gli animali devono potersi nutrire con alimenti sani, cosa che non potrà avvenire se lasciamo che i nostri campi di mais si deteriorino sospendendo l’irrigazione. La situazione per la zootecnia è gravissima, senza apporto di mais le aziende chiudono. Si tratta d’imprese con personale assunto a tempo indeterminato che vive con la famiglia in azienda. Negli stessi fabbricati su cui tra poco alle aziende sarà chiesto il saldo dell’Imu. Far chiudere le stalle significa generare problemi economici, ma anche sociali con persone che perdono il lavoro ed anche la casa”.
Tra le varie contraddizioni evidenti delle norme europee è esemplificativo – rileva Confagricoltura Piacenza – come da un lato le norme sul deflusso minimo vitale, di fatto, impediscano l’irrigazione mentre dall’altro venga incentivato il mantenimento dei prati stabili in pianura attraverso la misura 214 del PSR, coltura che notoriamente necessita di maggior apporto idrico. “Salvo aiuti dal cielo – conclude Chiesa – sono a rischio le coltivazioni di migliaia di ettari. Gli agricoltori si comportano responsabilmente ogni giorno, lavorando questi terreni. Se come ha detto il Presidente del Consiglio, Monti, “gli effetti di questa crisi (economica ndr) sono paragonabili ad una guerra”, dobbiamo reagire conseguentemente e stabilire le priorità inderogabili per salvaguardare la sopravvivenza del Paese. Credo che tra queste sia necessario includere la sopravvivenza del comparto primario e, a tal proposito, chiederemo l’intervento del Presidente Napolitano. Stiamo inoltre valutando ulteriori azioni di tutela preventiva e di risarcimento danni”.