Tutte le richieste di visita specialistica urgenti o urgenti differibili, per cui la normativa regionale prevede una attesa massima rispettivamente di 24 ore e di 7 giorni, soddisfatte entro i limiti stabiliti. Inoltre, “una stabilità degli ottimi tempi di attesa e una riduzione delle forti criticità” per quanto riguarda le altre prestazioni, grazie non solo a “un ottimo indice di performance oltre il 90%” ma anche a “un incremento nel 2012 del numero di tipologie di prestazioni con un indice di performance oltre l’80%, quasi un più 60%”. Sono i risultati delle politiche di governo dell’accesso ai servizi di specialistica ambulatoriale portate avanti dalla Regione Emilia-Romagna e illustrati dai tecnici dell’assessorato alla salute alla commissione regionale Politiche per la salute, presieduta da Monica Donini.
Se l’Emilia-Romagna nel suo complesso si rivela “significativamente superiore al resto del Paese”, la regione al suo interno presenta però numerose differenziazioni tra i servizi offerti dalle Aziende sanitarie locali. Nei dati a disposizione dell’assessorato e presentati in commissione, ricavati dalle rilevazioni effettuate in una settimana campione di aprile 2012, al primo posto, e con distacco, c’è Parma: su 49 tipologie di prestazioni specialistiche disponibili in regione, nella città ducale ne vengono effettuate 46, e in soli tre casi l’indice di performance, cioè la percentuale di prestazioni erogate entro i tempi di attesa standard, è inferiore al 90% ma comunque superiore all’80%, mentre tra i rimanenti servizi specialistici la grande maggioranza (36 su 43) non ha mai presentato un solo caso di ritardo nel periodo in esame.
La Romagna registra buone prestazioni in tutte e quattro le aziende sanitarie. Ravenna e Cesena sono le due Ausl che presentano l’offerta migliore, con 48 tipologie di esame disponibili: nella città bizantina 24 casi non presentano problematiche (le visite risultano cioè eseguiti entro il previsto almeno nove volte su dieci), a fronte però di 19 criticità rilevate (situazioni in cui meno della metà dei pazienti riceve la prestazione sanitaria nei tempi stabiliti dalla legge regionale), Cesena invece si segnala per il primato regionale di tipologie di esame senza tempi di attesa extra (29), a fronte di 16 casi in cui l’indice di performance è inferiore al 50%. A Forlì per 28 esami i pazienti non devono mai temere per una attesa non prevista, mentre per altri 10 sono più alte le chance di dover attendere rispetto a quelle di concludere l’iter sanitario come preannunciato; Rimini invece si caratterizza per la presenza di soli sei esami (su 47 disponibili) dove è più probabile una attesa più lunga di quella prevista dalla norma regionale, mentre in 24 casi le possibilità di ritardo sono praticamente nulle.
In Emilia, quella di Reggio Emilia è l’Ausl che può vantare meno ritardi: su 40 tipologie di esami disponibili, solo in quattro si registra ritardo rispetto alla norma, a fronte di 24 visite dove invece non si sono quasi mai presentate lentezze. Piacenza è invece la città dove più si è lavorato per migliorare le liste di attesa: i ritardi sistematici sono presenti in 10 casi, ma in tre di questi si tratta di visite introdotte nel 2012 e la cui calendarizzazione è ancora da perfezionare, quando invece nel 2012 gli esami a rischio erano 12, il tutto davanti a 28 tipologie dove il ritardo non è mai contemplato.
Le uniche prestazione negative arrivano dalle Ausl della zona centrale della regione: a Imola, puntuale in 10 casi su 42 e con un contraltare di 22 esami dove il ritardo nell’erogazione della prestazione è una costante. L’Ausl di Imola condivide questa situazione con Modena e Ferrara, che però non presentano ritardi rispettivamente in 14 e 12 tipologie di esame.
Il capoluogo Bologna, infine, soffre delle grandi dimensioni del suo bacino, spiegano i tecnici dell’assessorato: le statistiche parlano di 15 visite specialistiche, sulle 46 a disposizione, portate a termine entro i limiti stabiliti, mentre per gli esami per cui l’attesa oltre il dovuto è abituale sono 18.