Capire il valore aggiunto che può dare la formazione ai soggetti coinvolti nei processi educativi è stato l’obiettivo di Federica Bonomini, classe 1987, durante il corso di Laurea magistrale in Progettazione Pedagogica nei servizi per minori della facoltà di Scienze della Formazione di Piacenza e l’esperienza nella Repubblica di Guinea.
“La facoltà di Scienze della Formazione, attraverso stage e tirocini – spiega la prof.ssa Simonetta Polenghi, Coordinatrice della Laurea magistrale in Progettazione pedagogica nei servizi per minori – da anni porta all’estero competenze educative, grazie ai nostri ricercatori e studenti. Le mete di approdo sono soprattutto i paesi in via di sviluppo, dove c’è bisogno di queste pratiche formative. Queste esperienze all’estero si rivelano spesso determinanti per conoscersi a fondo, mettersi in discussione, e per capire se questo percorso può divenire una vera e propria professione e scelta di vita”.
Opportunità raccolta da Federica Bonomini che oggi sta vivendo un’esperienza di volontariato in un asilo di 420 bambini della Repubblica di Guinea e che ci racconta come è nata la sua voglia di portare un contributo in uno dei Paesi più poveri del mondo.
“Il filo rosso che soggiace alla scrittura della mia tesi di laurea dal titolo Il diritto all’educazione in contesti di povertà. Il caso della Repubblica di Guinea, è la storia di un viaggio condotto alla scoperta dell’educazione sul suolo africano. Durante il mio percorso di studi di sovente mi sono domandata quale e di che portata fosse la forza insita nella prassi educativa” spiega Federica.
“Vivendo e lavorando in Italia spesso davo per scontata l’esistenza di servizi e di strutture finalizzate a realizzare interventi educativi, che supportassero la crescita individuale dei soggetti presi in carico – sottolinea Federica -. Ciò che mi ha sempre affascinata, d’altro canto, è scoprire come l’avvento dell’educazione possa trasformare la società circostante; come la sfida educativa possa costituire il catalizzatore per un effettivo sviluppo comunitario. La scelta di partire e di andare a vivere in un paese contrassegnato dal fenomeno della povertà è arrivata di conseguenza” .
Un’esperienza non priva di criticità, ma fortemente arricchente: “Essere maestra di una scuola materna, scrivere un progetto educativo per gli orfani di un piccolo villaggio locale, lavorare ed abitare con essi, mette quotidianamente a dura prova la mia professionalità. Ciò è dovuto in modo particolare alle difficoltà insite nell’agire in una cultura diversa dalla mia, spesso senza i materiali, gli strumenti e la padronanza linguistica necessari per espletare appieno il ruolo educativo. Ma tutto ciò si fonde ad una certezza che progressivamente matura in me: solo attraverso l’educazione si possono offrire a questi bambini i mezzi necessari per poter fondare ed affrontare consapevolmente la propria vita. Saranno questi 420 bimbi che, crescendo e partecipando attivamente alla vita comunitaria, potranno innovarla; è inoltre attraverso la formazione del personale locale che si consentirà di agire in accordo con la cultura del luogo, in un’indispensabile prospettiva di mediazione”.