Sesso in cambio di bei voti, arrestato professore del Romagnosi

AGGIORNAMENTO 12.30 – Testava la disponibilità delle alunne fin dalla prima superiore. Quasi fosse un talent scout le sceglieva sulla base dell’aspetto fisico.  Apprezzamenti, lusinghe, soprannomi e complimenti vari. Se una cascava nella sua ragnatela, veniva contatta sulla chat di Facebook, prima con l’account vero, poi, quando le cose si facevano via via più spinte e per non dare sospetti, anche con account fittizi. Bei voti in cambio di sesso. Questo prometteva il 46enne professore d’informatica del Romgagnosi arrestato l’altra mattina dalla polizia mentre faceva da esaminatore in una scuola di Parma. Alle ultime elezioni comunali si era perfino candidato in politica. Indagini difficili e scrupolose, quelle condotte dagli uomini della Squadra Mobile. Spostato con figli, l’uomo ha reagito all’arresto con freddezza: “Voglio solo sapere dove avete messo l’intercettazione ambientale” avrebbe chiesto agli inquirenti. Non gli interessava più di tanto il suo lavoro di professore. Quel lavoro di insegnante gli serviva soprattutto per adescare le minori. Così ha fatto anche con la 14enne studentessa che si era invaghita di lui. Si scambiavano regali: lui le aveva comprato un completino intimo, un cuoricino di legno. Lei, ancora bambina, con le coetanee faceva discorsi da ragazzina, con lui si atteggiava a femme fatale. All’uscita di scuola la faceva salire sul sedile posteriore del suo suv e la portava in aperta campagna, dove consumava rapporti sessuali completi. C’è stata anche qualche studentessa che si è rifiutata di scendere a quel vergognoso compromesso. Per tutta risposta lui la minacciava: non raccontare nulla, sono tutte bugie. Dall’ottobre scorso il prof è andato avanti per mesi, fino a quando la polizia ha raccolto abbastanza prove per indurre il gip ad arrestarlo. Per lui si sono aperte le porte delle Novate e rischia dai 5 ai 10 anni di reclusione.

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Tutto è partito dalla segnalazione di un genitore che aveva notato comportamenti anomali da parte della figlia con riferimento al rendimento scolastico nel suo istituto, il Romagnosi di Piacenza. Da lì sono iniziati gli accertamenti da parte degli uomini della Squadra mobile all’interno e all’esterno dell’istituto. Gli investigatori diretti dal commissario Stefano Vernelli hanno appurato che in orario extrascolastico il professore oggi sotto accusa – P.V. le sue iniziali, piacentino, insegnante di informatica, sposato con due figli e candidato alle ultime elezioni comunali – si appartava nelle campagne di Cadeo, ma anche in un appartamento della città che gli cedeva un’ex studentessa, dove consumava con la ragazza 14enne rapporti sessuali completi e orali. E’ quindi stata disposta dalla procura (il pm che coordina l’indagine è Monica Versini) l’intercettazione ambientale all’interno dell’autovettura il cui risultato audio lascia poco spazio ai dubbi.

L’insegnante è stato arrestato pochi giorni fa a Parma (dove faceva il commissario d’esame all’istituo Giordani) con l’accusa, testuale, di “atti sessuali con minore di anni 16 compiuti da persona a cui la minore era affidata per motivi di istruzione” (articolo 609 quater, comma 1, numero 2, del codice penale) che prevede da 5 a 10 anni di reclusione.

C’è già stato l’interrogatorio di garanzia e il professore si trova rinchiuso nel carcere delle Novate. L’uomo deve rispondere anche del tentativo che avrebbe fatto nei confronti di un’altra sua studentessa di 15 anni che però si è rifiutata.

Un’indagine complessa e difficile le cui mosse sono partite da una serie di voci più o meno insistenti che giravano ormai da più di dieci anni in città e che vedevano il prof “protagonista” di una serie di atteggiamenti quantomeno ambigui. 

Larrestato insegna dal 1989 e da quell’anno sino al 1994 era tecnico di laboratorio. Dal 1999-2000 è stato al Volta di Castelsangiovanni. Nel 1994 è diventato docente di informatica e ha insegnato al Gioia fino al 2010 per poi passare al Romagnosi, il suo ultimo incarico.

Voci, dunque. Ma non solo, ed è questo un aspetto inquietante: non poche lamentele erano arrivate ai presidi e parlavano di minacce – spiega la polizia – qualora le ragazze si rifiutassero di concedersi.

La svolta nei mesi scorsi: il preside del Romagnosi avverte la polizia e scattano gli accertamenti della Mobile e della Postale; l’uomo viene pedinato e le sue tracce vengono seguite anche sul web, soprattutto su Facebook dove attivava account con nomi falsi.

Nel corso della conferenza stampa in questura sono emersi dettagli inqietanti. La polizia ha spiegato che il prof utilizzava la scuola “solo per adescare ragazzine, perché oltre alla scuola aveva anche altre attività”. E ancora: nelle classi prime selezionava le più carine a livello fisico e testava le reazioni. Il suo approccio verbale proseguiva con soprannomi (“verdina”). Quando vedeva che le ragazze si sentivano lusingate, lui le agevolava nelle interrogazioni, magari con qualche voto in più. Quindi passava oltre e chiedeva se si potevano sentire su Facebook dove, inizialmente con il suo vero profilo, lanciava battute più spinte (che peraltro pare che facesse anche all’interno della scuola). Se però vedeva che le ragazze reagivano male, “le prendeva in disparte – ha spiegato la polizia – e le minacciava tant’è che una di queste ha dovuto cambiare scuola”. Se invece dimostravano di apprezzare, allora chiedeva loro di cambiare account Facebook e di aprirne di fittizi per non destare sospetti (Davide Ronca e Matteo Bensi erano quelli da lui utilizzati).

Era tutto ben pianificato, secondo gli inquirenti. Se la ragazza finiva prima, raccontava bugie ai genitori. Si incontravano anche all’interno della scuola, ad esempio nell’aula dell’informatica, per mettersi d’accordo su dove trovarsi fuori da scuola. Questo modo di fare aveva anche creato uno sdoppiamento della personalità nella ragazza, a detta degli psicologi che oggi la seguono in cura.

All’uscita della scuola, sempre secondo quanto riferito dalla polizia, faceva un percorso ben studiato: l’uomo arrivava al luogo, faceva salire la giovane sul sedile posteriore su un suv coi vetri oscurati, in modo che non venisse notata. Si appartavano poi nelle campagne di Cadeo: un posto da dove poteva controllare tutto, chi arrivava e chi veniva. La riportava a casa negli orari giusti. Ma non solo: “L’insegnante portava la ragazzina – spiegano gli inquirenti – anche all’interno di un’abitazione di proprietà di un’amica di lui ed ex allieva che ha cresciuto a sua immagine e somiglianza”.

Gli incontri con la minorenne sono iniziati nel mese di ottobre del 2011. L’uomo le aveva fatto anche diversi regali trovati a casa della giovane: un completino intimo, un cuoricino di legno, un ciondolino.

I genitori della ragazza avevano soltanto notato qualcosa di strano. Qualche volta il professore è andato anche a casa sua. Si faceva chiamare Ciccio.

Al momento dell’arresto l’uomo si sarebbe mostrato distaccato, freddo: la sua unica preoccupazione, dicono gli inquirenti, è racchiusa in questa domanda: “Mi dite dove avete messo l’ambientale?”. Non ha tentato giustificazioni.

La questura fa dunque un appello: se ci sono ragazze a cui è accaduto di avere a che fare con quest’uomo in questo modo, non abbiate paura a segnalare la cosa alla squadra Mobile.

L’ufficio scolastico ha provveduto subito alla sospensione dell’indagato dal ruolo di insegnante che ora è in carcere ed è assistito dall’avvocato Paolo Veneziani del Foro di Piacenza.

IL PM MICHELA VERSINI – “Meno male che ci sono ancora genitori che fanno i genitori”. Così Michela Versini, sostituto procuratore che ha condotto le indagini, nel commentare l’incredibile spaccato emerso dalla vicenda. E’ infatti tutto partito dalla segnalazione dei genitori, che si sono rivolti al preside del Romagnosi, il quale si è subito affidato alla questura per chiarire i sospetti che circolavano intorno a quel professore di informatica, sul quale da tempo si addensava la voce di favorire le studentesse a dispetto dei compagni maschi. Una storia che ha toccato lo stesso piemme Versini, che ha spiegato le modalità utilizzate dall’insegnante per scegliere le sue prede. “Non si trattava di giovani esuberanti, che sognano di fare le veline. Tutt’altro” ha precisato Versini, che ha poi aggiunto: “Sceglieva le proprie vittime tra le più deboli. Le avvicinava con battute e ammiccamenti in classe, poi le contattava su Facebook e si spingeva oltre, fissando gli appuntamenti scrupolosamente e con sistematicità. E’ una condotta chiaramente dolosa. Ancor più grave visto che era insegnante, cioè una figura alla quale ognuno di noi dovrebbe affidare i propri figli pensando siano al sicuro”.

Dalle indagini è poi emerso il coinvolgimento, per ora tutto da accertare, di una sua ex alunna, ora maggiorenne, che gli avrebbe prestato la casa per portare le giovane delle quali si approfittava. La ragazza, che ha confermato di avere da tempo una relazione con l’uomo, si è comunque detta assolutamente allo scuro della sua condotta.

AGGIORNAMENTO 11.30 – Il nome che la polizia ha dato all’operazione lascia poco spazio alla fantasia: “The monster of the web” che tradotto in italiano è “Il mostro di Internet”. Parliamo di un piacentino insospettabile, stimato professore di informatica dell’istituto tecnico commerciale Romagnosi. L’altro giorno è stato arrestato dagli investigatori in borghese della Squadra mobile e della sezione locale della Polizia postale e delle Telecomunicazioni con accuse pensantissime: “atti sessuali con minorenne che non ha compiuto gli anni 16 quando il colpevole è persona a cui il minore è affidato”, citando testualmente la legge. Deve rispondere anche di un tentativo andato “male” (ovviamente dal suo punto di vista) con una sua alunna che tra il dicembre 2012 e il gennaio 2011 aveva rifiutato di concedersi per prestazioni sessuali in cambio della sufficienza; “il tutto proposto tramite internet – ha spiegato questa mattina la polizia in coferenza stampa – e in particolare tramite account aperti su Facebook con nomi di fantasia come Davide Ronca o Matteo Bensi”.

Il rifiuto della ragazzina ha fatto scattare una serie di accertamenti culminati nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Piacenza ed eseguita l’altro giorno dai poliziotti a Parma dove il professore indagato stava facendo il commissario d’esame di maturità.

La Polizia di Piacenza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di un insegnante piacentino ritenuto responsabile di aver compiuto atti sessuali con ragazze minorenni. La Squadra Mobile di Piacenza, spiega una nota, insieme al personale della Polizia Postale e delle Comunicazioni, dopo una complessa e delicata indagine, ha accertato che l’insegnante proponeva tramite facebook incontri di natura sessuale con alunne in cambio della sufficienza o voti migliori nella propria materia.

Gli investigatori hanno anche accertato che gia’ in precedenza l’insegnante aveva tentato un simile approccio con un’altra sua alunna minorenne; la proposta era stata rifiutata dalla studentessa che, sempre attraverso lo stesso social network, aveva subito minacce nel caso non avesse riferito alle sue compagne, con le quali si era confidata, di aver male interpretato le sue richieste.

Ulteriori dettagli verranno resi noti nel corso della conferenza stampa che si terra’ alle 10,30 presso la Questura di Piacenza.