È stata scritta ieri la parola fine sulla storia della Provincia di Piacenza. A nulla sono valse le trattative durate fino alla tarda serata di ieri tra il ministro Filippo Patroni Griffi, la titolare dell’Interno Annamaria Cancellieri e il presidente del consiglio provinciale Roberto Pasquali. La falce della “spending review” taglierà, per accorpare, 42 province tra le quali la Primogenita. L’ipotesi che ha preso piede negli ultimi giorni vedrebbe sopravvivere in regione, già a partire dall’autunno, solo Parma e Bologna.
Il restyling a cui il governo starebbe lavorando porterebbe a una riduzione di oltre la metà degli enti attualmente esistenti riducendoli sulla base di tre criteri: oltre 350 mila abitanti, almeno 3 mila metri quadrati di estensione, e almeno 50 amministrazioni comunali sul territorio. In tal caso si salverebbero dall’accorpamento i capoluoghi di regione e le province in grado di soddisfare due criteri su tre.
Secondo questa ipotesi verrebbero tagliate 4 Province in Piemonte (ossia Asti, Biella, Verbania Cusio Ossola, Vercelli), due in Lombardia (Lecco e Lodi), una in Veneto (Rovigo), 2 in Friuli Venezia Giulia (Gorizia e Pordenone), 3 in Liguria (Imperia, Savona e La Spezia), 7 in Emilia Romagna (Ferrara, Modena, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Forli’ Cesena). Ancora, sempre secondo questa ipotesi, in Toscana risponderebbe ai criteri solo la Provincia di Firenze, in Umbria solo quella di Perugia, nelle Marche solo quelle di Ancona, Pesaro e Urbino.
Il «cantiere» è a pieno ritmo e il varo del decreto è previsto per lunedì, in serata. Oggi arriverà a Roma anche il presidente della Provincia, Massimo Trespidi.