Prosegue il processo a carico di Alfonso Filosa, l’ex direttore dell’Ufficio provinciale del lavoro di Piacenza accusato di corruzione e concussione e in particolare di aver preannunciato ad alcune aziende una serie di controlli dei carabinieri in cambio di favori. Già dalla scorsa udienza del 7 giugno è iniziata la carrellata dei testimoni, con Fabio Bartolotta, allora comandante dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro, che ha spiegato ai giudici quello che secondo gli investigatori era il meccanismo basato anche sulla collaborazione della moglie e della figlia. Nell’udienza di oggi, che prosegue anche nel pomeriggio, sono stati ascoltati i periti che si sono occupati delle intercettazioni ed è emerso un dato “interessante” per la difesa: di tutto il materiale audio raccolto con le intercettazioni telefoniche e ambientali risulterebbe comprensibile solo il 40%. Questo almeno secondo uno dei due periti ascoltati oggi dal collegio giudicante presieduto da Italo Ghitti.
Una bella “mazzata” per l’impianto accusatorio “perlopiù basato sulle trascrizioni delle intercettazioni”, come ha sottolineato l’avvocato Benedetto Ricciardi, difensore di Filosa, in una pausa dell’udienza. Il quale, ribadendo che “il processo si fa nella fase dibattimentale e non in quella di indagine”, ha aggiunto che “il quadro andrà approfondito sentendo alcuni imprenditori che hanno fatto certe dichiarazioni..”.
L’udienza è in corso ora con le testimonianze di alcuni degli investigatori dell’Arma.