Muri imbrattati con slogan e croci celtiche, denunciato un ventenne

Muri di edifici pubblici e di scuole imbrattate con scritte, croci celtiche e manifesti di protesta contro il sistema scolastico, il caro-libri, il peso dei mutui. A farne le spese questi edifici scolastici: Romagnosi, liceo Gioia, scuola Taverna, Colombini, le Professionali, tutto il polo scolastico di via Piatti, piazza Cittadella. Dopo una lunga e certosina indagine la Digos di Piacenza è riuscita a identificare il presunto autore degli imbrattamenti, il quale è stato denunciato per deturpamento aggravato: si tratta di un piacentino poco più che ventenne che aderisce al movimento studentesco Azione Diretta pc, gruppo nato pochi mesi fa, riconducibile all’area della destra estrema (propaggine di Forza Nuova) che ha protestato, ad esempio, contro la riforma Gelmini, ma non solo. La perquisizione fatta nella sua abitazione, accordata dal pubblico ministero Ornella Chicca, avrebbe fornito prove eloquenti circa la paternità dei gesti: la dima che indica il simbolo di azione diretta, bandiere con croci celtiche e simboli runici, innumerevoli bombole spray, una maschera, manifesti, una cintura. Ma non è tutto: sul suo computer anche tantissime foto molto ben archiviate con tutte le cartelle in cui programmava l’attacchinaggio di manifesti in giro per la città. In un’occasione il giovane si era ritratto in un filmino mentre affiggeva un manifesto con il volto travisato da una maschera bianca e con il dito medio alzato in segno di sfida. Quella fotografia è stata poi postata sul sito di Azione Diretta. Anche e soprattutto da questi collegamenti informatici sono partiti gli accertamenti mirati della polizia. “Il fatto all’apparenza sembra goliardico – ha commentato il questore Calogero Germanà – ma la persona è stata individuata al termine di un’indagine difficile e lunga, iniziata nell’autunno del 2011, che ha mosso i suoi passi anche su Internet. L’uomo agiva di notte, lasciava poche tracce e faceva una vera e propria propaganda. A volte ci sfidava pure, come quando ha indossato la maschera. Con un’attività certosina della Digos siamo riusciti a tirare le fila”. “È stato molto complesso scoprirne l’autore – ha aggiunto la dirigente della Digos Tiziana Buonomo – Il reato in sè non è gravissimo, ma è molto fastidioso e odioso”. Le indagini andranno avanti anche per scoprire eventuali altri aderenti al gruppo.

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