Un sistema più semplice, più accessibile, senza dimenticare la qualità delle prestazioni erogate. Il tutto a costi sostenibili. E’ la riforma dei servizi educativi per la prima infanzia (zero-tre anni) varata dalla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, che modifica ed integra la legge regionale 1/2000 “Norme in materia di servizi educativi per la prima infanzia”. La modifica della normativa si è resa necessaria innanzi tutto per mantenere ed implementare la qualità; per perseguire la sostenibilità (soprattutto in questi momenti di crisi) e anche per semplificare i percorsi per il suo funzionamento.
Il percorso della riforma
Questi obiettivi sono stati ampiamente condivisi, innanzi tutto dagli amministratori locali, attraverso incontri che si sono svolti durante l’anno in ciascuna delle Province, promossi dall’Assessorato regionale alle politiche sociali, in raccordo con la V Commissione assembleare e in collaborazione con Anci/Upi/Legautonomie.
Il 29 settembre 2011 si è svolto in Regione anche un incontro che ha dato voce a gestori pubblici e privati e alla rappresentanza sindacale, anticipando i tre concetti chiave di: qualità, sostenibilità e semplificazione. Dall’incontro è emerso che le norme regionali e regolamenti comunali, in aggiunta alla continuità degli investimenti degli Enti locali, hanno consentito alla Regione di raggiungere risultati importanti in termini di qualità e quantità dei servizi educativi rivolti ai bambini e alle loro famiglie. Al contempo è stata sottolineata la necessità di semplificare le procedure, introdurre elementi di flessibilità e differenziazione della spesa, salvaguardando la qualità.
Sono stati infine attivati anche due gruppi tecnici, entrambi fortemente partecipati dai rappresentanti dei gestori pubblici e dei gestori privati (Legacoop – Confcooperative – AGCI – FISM) che hanno presentato proposte di revisione della Direttiva regionale 646/2005 in materia di requisiti strutturali ed educativi e di Linee guida (sperimentali) per la valutazione dei servizi educativi per la prima infanzia.
La nuova legge
La nuova normativa, che sarà aggiornabile con una flessibilità superiore a quella che occorre per intervenire su una legge, prevede all’interno del sistema educativo, una razionalizzazione delle tipologie di offerta che restano comunque 4: nidi d’infanzia, servizi domiciliari (piccoli gruppi, fino a 7 bambini), servizi integrativi e servizi sperimentali (ideati sul territorio). Però ai consolidati nidi si aggiungono piccoli gruppi educativi, per restare vicini alle esigenze dei bambini, alle famiglie e ai territori, dando valore ai servizi integrativi e introducendo un percorso accompagnato di sperimentazione di servizi innovativi. Inoltre, nell’iter di riforma dei servizi educativi per la prima infanzia, si prevede la valorizzazione della figura dell’educatore e il rafforzamento del ruolo del coordinatore pedagogico, che dovrà anche verificare la sostenibilità finanziaria dei servizi offerti alle famiglie. In particolare i titoli per l’accesso al ruolo di “educatore” continueranno ad essere gli stessi per tutte le tipologie.
La nuova legge apre la strada all’emanazione di altri due atti: una direttiva tecnica di attuazione (in materia di requisiti strutturali ed educativi), e linee guida che consentano la gestione dei servizi all’infanzia su criteri di qualità.
La direttiva entrerà maggiormente nel dettaglio sia per quanto riguarda l’organizzazione di spazi e strutture dedicate all’infanzia, sia per quanto riguarda le modalità organizzative. Il tutto in linea con l’evoluzione dei contesti sociali.
I SERVIZI EDUCATIVI PER LA PRIMA INFANZIA – ANNO EDUCATIVO 2010 – 2011
Nell’anno scolastico 2010 -2011 il numero dei posti dei servizi dedicati all’infanzia in regione rispetto all’anno precedente ha raggiunto il 31,6%, con un numero complessivo di 1223 servizi (1220 l’anno precedente) di cui 986 nidi, 170 servizi integrativi e 67 sperimentali. I bambini iscritti ai servizi educativi per la prima infanzia sono stati 39.812 (rispetto ai 37.993 del 2009-2010).
L’Emilia-Romagna con questi dati raggiunge il 31,12 % dell’utenza potenziale (media italiana circa il 12%- obiettivo Ue 33%)