AGGIORNAMENTO – La relazione di Bolzoni si è aperta con un commosso e deciso riferimento alla tragedia del terremoto. “Sento il dovere prima di tutto – ha detto – di rivolgere un pensiero ai nostri amici, colleghi, connazionali che stanno vivendo una tragedia imprevista e imprevedibile a causa delle recenti scosse di terremoto che hanno colpito duramente aree a due passi da casa nostra. C’è chi ha perso la vita, c’è chi ha perso gli affetti, c’è chi è stato strappato dalla sua casa, c’è chi ha avuto gravi danni economici. C’è chi vive in questi giorni nella paura, nella mancanza di una prospettiva definita.
Si tratta di una tragedia terribile che al dramma aggiunge la mancanza di prospettiva, la mancanza di una ragionevole previsione. La nostra Associazione è in contatto con le Associazioni delle aree coinvolte. Abbiamo offerto tutto il nostro aiuto e la nostra disponibilità. Qualcuno dei nostri colleghi, avendo locali industriali inutilizzati, li ha offerti gratuitamente in uso.
“Due giorni fa – ha proseguito – eravamo a Finale Emilia alla riunione regionale della nostra Associazione che giustamente è stata convocata in quella cittadina alla presenza del Presidente Squinzi, del Governatore Errani e del Ministro Passera”.Ho portato a casa emozioni e immagini che la televisione e le descrizioni dei giornali non riescono nemmeno lontanamente a trasmettere. Abbiamo rinnovato il nostro impegno a fare veramente tutto quello che è in nostro potere per alleviare le conseguenze di questa tragedia. Colgo l’occasione per invitare chi ci governa a fare altrettanto. La tragedia ha toccato una delle parti più laboriose, efficienti, competitive del Paese. Si tratta delle aziende che il mondo ci invidia, che portano la capacità di competere dell’Italia nel mondo. Aziende che sono parte integrante della comunità nella quale vivono.
Aziende che sono fatte di persone che nell’azienda lavorano e che attorno all’azienda vivono. Credo che il nostro Paese debba avere una reazione immediata, energica, adeguata al problema. E’ il momento della responsabilità.
Bisogna trovare subito i soldi e le energie per reagire. Non ci vengano a parlare di quadratura dei conti.
I conti non quadreranno e non quadreranno davvero se perderemo le aziende che già prima del sisma erano provate dalla crisi, i conti non quadreranno davvero se le persone perderanno il lavoro”. A chi ci governa rimangono 5 minuti di tempo per decidere. Lo faccia nell’interesse del Paese”.
E conclude sul tema: “A Piacenza, dove per fortuna le conseguenze del terremoto sono state enormemente minori, abbiamo sottoscritto una convenzione con Eucentre di Pavia. Eucentre è un centro europeo di formazione e ricerca in ingegneria sismica con 110 dipendenti ed è una indiscussa eccellenza a livello europeo. Con questo abbiamo voluto mettere a disposizione delle imprese associate e anche delle non associate un servizio di verifica dell’esistente che, a costi contenuti, porti all’individuazione di possibili rischi e di possibili interventi. Noi imprenditori piacentini sappiamo di avere costruito i nostri stabilimenti a norma di Legge e di averli sottoposti a tutte le verifiche di Legge. Oggi scopriamo che forse, quelle Leggi, non sono più adeguate. E’ nostro compito fare sì che chi lavora con noi, nei nostri stabilimenti, lo faccia nella certezza che tutte le verifiche e tutta la prudenza possibile sono state applicate. Svolgeremo con energia questo compito lasciando ad altri le polemiche pretestuose che siamo sicuri di non meritare”.
Passando alla situazione del Paese e delle sue aziende, Bolzoni punta subito il dito sulla burocrazia, vera piaga per chi fa impresa; e lo fa con una provocazione decisamente efficace: elenca i quaranta adempimenti che ogni imprenditore si trova a dover affrontare semplicemente per tentare di fare il suo mestiere. Troppi, un ostacolo mostruoso alla crescita. “Credo sia impressionante – dice Bolzoni – Immaginate quanto tutto questo sia incentivante per chi si avvicina per la prima volta al mestiere di imprenditore. A conferma dell’impressione che la lettura di questo lungo elenco ci ha lasciato, troviamo i risultati dell’analisi che la Banca Mondiale ha fatto confrontando l’efficienza della burocrazia pubblica nei suoi rapporti con le aziende manifatturiere nei primi 183 Paesi al mondo.
La Banca Mondiale, in quanto a efficienza della burocrazia, ci colloca mediamente al 78 esimo posto e, più nel dettaglio, siamo 75 esimi per l’avvio di attività di impresa, 99 esimi per le nuove assunzioni, 85 esimi per le concessioni edilizie, 136 esimi (questo è l’indice peggiore) per gli adempimenti fiscali. Tra i vari parametri esaminati il meno peggio è il parametro dell’efficienza della pubblica amministrazione in caso di cessazione di attività con un 29 esimo posto . Non molto consolante. Una graduatoria terribile per l’ottava economia al mondo”.
Ma non è solo la burocrazia che appesantisce la gestione delle aziende. Ci sono infatti i tempi della giustizia: “7 anni e 3 mesi mediamente per una causa civile – butta lì il presidente Bolzoni senza girarci troppo intorno – Il livello di legalità di questo Paese è purtroppo drammaticamente inferiore a quello dei Paesi con i quali dobbiamo competere. Questo ci pesa come imprenditori, ci pesa come cittadini. Ho seguito con interesse le riflessioni su questo argomento degli addetti ai lavori in vari convegni tra cui alcuni in occasione del Festival del Diritto a Piacenza. Ascoltando loro si ha la netta sensazione che tutti condividano non più di una decina di interventi che porterebbero ad enormi miglioramenti dell’efficacia della Giustizia in Italia con una forte riduzione della litigiosità e dei tempi della Giustizia. Quindi tutti sanno cosa si dovrebbe fare, con enorme vantaggio di chi le Leggi le rispetta e lavora seriamente e grave danno per chi non le rispetta. Ma nessuno lo fa, nessuno decide: probabilmente ci sarà una ragione”.
E prosegue parlando del credito, altro argomento caldo. “Sappiamo quanto più difficile sia diventato finanziare le nostre imprese – dice – e quanto più costoso sia diventato il credito quando riusciamo a trovarlo. Soprattutto quanto più costoso di quello che i nostri concorrenti internazionali pagano nei loro Paesi creando un differenziale competitivo di tipo finanziario. Per molte aziende inoltre l’esposizione finanziaria è aggravata dai ritardi di pagamento della pubblica amministrazione. Riconosciamo di lavorare in un’area dove sia il Comune capoluogo sia la Provincia applicano e rispettano termini di pagamento di mercato e quindi equilibrati, ma le nostre aziende lavorano anche con altri Enti e anche fuori dai nostri confini provinciali e subiscono quei ritardi che come ha detto il nostro Presidente Squinzi sono “indegni di un Paese civile”.
C’è poi la tassazione: le aziende italiane subiscono infatti una tassazione aggregata pari al 68,5% del reddito contro il 46,7% in Germania e il 37,3% nel Regno Unito. Il che significa che, a parità di utile lordo, una azienda tedesca si trova ad avere un utile netto quasi doppio del nostro e una inglese un reddito netto superiore al doppio. E ancora, prosegue Bolzoni, il costo dei terreni industriali con le amministrazioni locali che, salvo rarissime eccezioni, non difendono le nostre aziende dalla speculazione costringendoci a pagare i terreni 3 , 4 volte quello che sarebbe ragionevole e possibile con interventi amministrativi a costo zero per la comunità. E ancora il costo dell’energia con prezzi che derivano da un mercato che non sa cosa sia la concorrenza e con costi che, a differenza di tutti gli altri Paesi, contengono il finanziamento dei costi delle nuove tecnologie.
“A questo si aggiunge – continua il presidente di Confindustria – una azione culturale prodotta negli ultimi 15 – 20 anni che ha portato alla disaffezione verso il settore manifatturiero, rinnegando la nostra grandissima tradizione. Ebbene con questa situazione, con queste premesse, con questa zavorra sulle spalle gli imprenditori di questo Paese sono riusciti a costruire e difendere una produzione manifatturiera procapite seconda in Europa solo alla Germania. Ha dell’incredibile.Invito chi qualche volta ci critica a continuare a farlo, fa benissimo, meritiamo tante critiche, ma lo invito anche a ricordare in che condizioni siamo costretti ad operare”.
Ovviamente, ammette Bolzoni, la soluzione di tutti i nostri problemi non è nelle mani dei nostri amministratori piacentini, o per lo meno non solo nelle loro, “sarebbe troppo bello”. “C’è qualcuno sopra di loro e sopra di noi che incide ancora di più sulle nostra prospettive”.
E a questo punto Bolzoni si rivolge direttamente al presidente del Consiglio Mario Monti: “Presidente, so che questa situazione non la ha creata lei, so che la crisi che stiamo vivendo ha un ampio fronte internazionale sul quale lei sta lavorando con tenacia per convincere finalmente i nostri partner a fare quello che ormai tutti hanno capito che è necessario fare. Soffro assieme a lei quando chi ha sopportato decenni di pessima gestione, si meraviglia e si lamenta del fatto che lei in 6 mesi non abbia ancora risolto tutti i nostri problemi. Ma non ci sono dubbi che tocchi a lei tirarci fuori da questa situazione.
Presidente, lei lo ha detto tante volte: la crescita è un elemento indispensabile per la soluzione dei problemi di questo Paese. Come certamente lei sa in quante spese inutili o eccessive questo Paese si sta dissanguando.
Ma lei sa anche che ogni riduzione di spesa, per virtuosa e benvenuta che sia, ha un immediato effetto recessivo a meno che il beneficio che ne deriva non venga trasferito ad altri.
E allora Presidente metta la massima energia nella riduzione della burocrazia e nell’incremento della sua efficienza, nell’eliminazione delle spese inutili, nella riduzione delle spese eccessive, tra cui, mi raccomando, i costi della politica”.
E prosegue: “Combatta con decisione l’evasione fiscale. Ma si impegni a trasferire immediatamente ogni effetto positivo della sua azione alla riduzione delle tasse di chi le tasse le paga. Crei competizione tra gli evasori e i non evasori. Solo così potrà trovare tra i suoi alleati quella metà degli italiani che le tasse le paga tutte. L’attuale livello di tassazione, sempre per chi le tasse le paga, è insopportabile. Come primo atto intervenga sulla tassazione del lavoro dipendente che ci porta ad avere stipendi netti sotto la media europea con il costo dei salari nettamente sopra la media europea. Solo così diminuirà la paura del futuro, solo così torneremo ad avere una prospettiva positiva da condividere. Solo trasferendo risorse dalla inefficienza alla produttività si può uscire da questa situazione e tornare a crescere. Solo tornando a crescere si può uscire da questa situazione”.
E conclude con una bordata verso Bologna: “Oggi, grazie alla ricerca che il Politecnico sta conducendo, promossa dalla nostra Camera di Commercio, sappiamo che 2600 persone tutti i giorni prendono il treno per Milano e sappiamo anche, prima lo supponevamo soltanto, che coloro che usano altri mezzi per lo stesso percorso sono tra 2 e 3 volte di più. Diventa quindi molto più ragionevole sostenere che, in presenza di un collegamento efficiente, non sarebbe impossibile raddoppiare i passeggeri rendendo economicamente efficace il progetto. Sappiamo che solo un 30% dei passeggeri si concentra nelle classiche ore di punta dei giorni feriali. Siamo quindi in presenza di un traffico molto importante suddiviso su tutti gli orari e su tutta la settimana, guarda caso, come normalmente succede nel collegamento tra piccoli centri e le grandi metropoli. Sappiamo che Trenord per creare un servizio di tipo metropolitano tra Lodi e Milano ha aggiunto 34 treni in più al giorno. Sappiamo anche purtroppo che, nonostante le promesse e le assicurazioni verbali date in più occasioni, in Regione è stato scritto il nuovo Prit (Piano Regionale Integrato dei Trasporti per fortuna ancora emendabile) nel quale non c’è traccia della richiesta di un collegamento efficace tra Piacenza e Milano. Nel piano regionale si dice invece che il servizio ferroviario di collegamento tra le città della regione deve avere una frequenza di un treno ogni 30 minuti e che, avvicinandosi a Bologna, la frequenza deve salire a un treno ogni 15 minuti. E avvicinandosi a Milano che è 4 volte più grande?: nulla. Questa è una visione Bologna-centrica, che non riconosce l’unicità della condizione di Piacenza che, appunto unica in regione, si trova a poche decine di chilometri dall’unica vera metropoli italiana.
Se a Lodi sono stati aggiunti 34 treni oltre a quelli provenienti da Piacenza, non ha veramente alcun senso prendere in considerazione qualcosa di meno di questo per la nostra città. La nostra Regione, i nostri Assessori regionali, i nostri amministratori lo devono chiedere per noi. La città tutta intera lo deve chiedere. Non è più il momento di accontentarci”.
“Un anno fa c’era la convinzione che ci fossero i presupposti per tornare a crescere. Purtroppo sono successi dei fatti che hanno cambiato questa prospettiva e ci troviamo oggi ad avere una produzione industriale che è molto vicina al picco inferiore della crisi che abbiamo vissuto. Questo ci dà una grande preoccupazione anche perché le prospettive che abbiamo di fronte non sono delle più rosee”.
Una preoccupazione che non spegne l’entusiasmo positivo di Emilio Bolzoni che conclude oggi il suo primo anno da presidente dell’associazione Industriali di Piacenza. Un anno che lo stesso Bolzoni, poco fa, a margine della 67esima assemblea dei soci, prima di iniziare la sua relazione, ha definito “interessante”: “All’interno dell’associazione – ha detto – c’è una struttura splendida, predisposta alle nuove sfide e in grado di realizzare i tanti progetti che abbiamo in mente”.
Preoccupazione per il futuro, dunque, con una grossa differenza di prospettive tra le aziende che sono riuscite a internazionalizzarsi puntando sull’export e quelle che invece, magari per la tipologia del prodotto o per altre ragioni, sono “inchiodate” al mercato interno. “Problemi che non sono solo piacentini e nemmeno italiani – ha sottolineato Bolzoni – e che richiedono decisioni serie da prendere in sede europea. In tal senso sarà fondamentale la riunione prevista tra qualche giorno a Bruxelles”.
La parte privata dell’assemblea, come di consueto riservata ai soci, si è conclusa da poco prima delle 18. Prima della tavola rotonda coordinata dal vicedirettore del Corriere della sera Massimo Mucchetti e intitolata “Quale futuro per l’Italia” alla quale prendono parte Luca Paolazzi, direttore del Centro studi di Confindustria e Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, è ora il momento della relazione del presidente Bolzoni. Una relazione anticipata dal saluto e dal breve intervento del sindaco Paolo Dosi e dal vicepresidente della Provincia Maurizio Parma: “Vogliamo immaginare un futuro piacentino fuori dalla crisi – ha detto Dosi – Abbiamo in Confindustria un punto di riferimento perché questo avvenga. Come amministrazione abbiamo la possibilità di intercettare insieme a voi quali siano le risorse per tornare a crescere. Sull’innovazione esistono canali di finanziamento che possiamo intercettare insieme a voi e sarà possibile arricchire il territorio. A Piacenza abbiamo aziende all’avanguardia a livello internazionale che possano fare da traino per tutti”.
Ha quindi preso la parola il vicepresidente Maurizio Parma: “Da gennaio a marzo – ha detto – sono state 2249 le persone che si sono presentate nei nostri uffici del lavoro; un dato in crescita dell’8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno che dà la misura di una crisi che non molla la presa ma che, anzi, si fa sentire con maggiore forza. In questo contesto Confindustria ha un ruolo sempre più importante, nella misura in cui riuscirà a trovare sempre più punti di sinergia con altre associazioni di categoria”.
In questo momento sta parlando Emilio Bolzoni. Una relazione accorata, sentita come poche altre nella quale si sta rivolgendo direttamente al presidente del consiglio Mario Monti: “Presidente, faccia il possibile per ridurre la burocrazia. Solo tornando a crescere si può uscire dalla crisi e abbiamo ampi margini di miglioramento”.