Sette ore di udienza, con una lunga fila di testimoni, tra cui cinque giudici di pace, il comandante della polizia municipale e alcuni ispettori e agenti. E’ stata l’ultima udienza del processo che vede imputata Carla Grilli, vice comandante della Polizia municipale (in aspettativa) per alcuni reati di falso. Secondo l’accusa, Grilli avrebbe favorito l’accoglimento di alcuni ricorsi, contro le multe, al Giudice di pace. E dal processo è anche emerso che il consigliere comunale Guglielmo Zucconi aveva chiesto informazioni sull’indagine alla comandante Elsa Boemi. “Zucconi disse che lo sviluppo dell’inchiesta – ha raccontato Boemi citando l’incontro avvenuto nel suo ufficio – non avrebbe portato effetti positivi alla città e al corpo”.
Se la polizia municipale ha sostenuto di nuovo l’esistenza di due differenti giudizi sui contenziosi presentati dal Grilli (nel verbale depositato al Comando un ricorso veniva dichiarato inammissibile, mentre al Giudice di pace diventava potenzialmente accoglibile, la difesa ha potuto beneficiare delle dichiarazioni che descrivevano il caos nel deposito cartaceo di via Farnesiana, dove era difficile rintracciare alcuni documenti. E la difesa ha anche sollevato dubbi sull’esistenza dei requisiti sulla nota di autotutela avanzati da Elsa Boemi. “Inoltre – ha affermato Chindamo – non si capisce chi abbia materialmente redatto e portato la corposa nota sull’indagine: Boemi dice di no e l’ispettore sentito ha detto di essere stato solo un estensore”. Infine, I giudici di pace, ne sono stati sentiti cinque, hanno detto che nelle udienze ci si fidava sui funzionari pubblici (se mancava una notifica o se una multa era stata pagata), ma se la prova mancava, allora veniva chiesta.
Il processo potrebbe terminare il 12 luglio, quando ci sarà la requisitoria del pm Antonio Colonna, l’arringa del difensore Domenico Chindamo e, forse, la sentenza del collegio dei giudici presieduto da Italo Ghitti, a latere Maurizio Boselli ed Elena Stoppini.