“Non ho paura delle parole. Qui serve una sanatoria, com’è stata la Bossi – Fini”. Non ha usato mezzi termini Bruno Carrà, responsabile del Centro lavoratori stranieri della Cgil, nel commentare l’ennesimo infortunio sul lavoro che celava irregolarità.
Stojan Stojanovic, il 34 enne caduto dal secondo piano di un’abitazione l’altro pomeriggio in città, non solo era clandestino ma lavorava anche in nero. Ora si trova in fin di vita all’ospedale di Parma e la sua storia è quella che vivono in molti anche a Piacenza.
Per questo Bruno Carrà ha lanciato la sua proposta per far emergere il lavoro nero e nello stesso tempo portare qualche soldo nelle casse dello stato: “Serve una sanatoria, come nel 2002 avvenne per la Bossi – Fini, dove i datori di lavoro possano denunciare la presenza di un loro dipendente irregolare. In questo modo regolarizzare queste persone e portare soldi nelle casse dell’Inps pagando i contributi. Ma, nello stesso tempo, se il titolare non denuncia, il lavoratore può a sua volta autodenunciarsi ottenendo un permesso di soggiorno (per sei mesi o un anno) e in questo modo uscire da clandestinità, dall’irregolarità e dalla pericolosità che ogni giorno questa gente è costretta a vivere”.
Una proposta forte e, per certi versi, anche criticabile ma che, secondo il sindacalista, sarebbe necessaria in un mondo del lavoro, come quello italiano, dove ormai certi comportamenti e pratiche sono all’ordine del giorno.
“Se non si ha questo coraggio e non si fa questa proposta di civiltà” – ha sottolineato Carrà – “penso che quello avvenuto di recente non sarà l’unico caso isolato che dovremo segnalare nei prossimi tempi”.