Ancora una volta un cuore è tornato a battere grazie all’uso immediato di un defibrillatore. Protagonista della storia a lieto fine un motociclista 60enne che si era rivolto alla guardia medica di Bettola perché non si sentiva bene. Ipotizzata un’indigestione, ma durante la sosta l’uomo si è accasciato a terra in stato d’incoscienza. «Ora il paziente è ricoverato nell’unità coronarica dell’ospedale di Piacenza, ma le sue condizioni cardiologiche sono molto migliorate», informano i medici che si stanno prendendo cura di lui.
Un risultato della rete dei defibrillatori piacentini che si aggiunge a quello ottenuto un paio di settimane fa nel campo di calcio della società sportiva Vittorino Da Feltre, a Piacenza, dove è stato salvato un calciatore, il 46enne Massimo Proietti. Un intervento contemporaneo all’evento tragico avvenuto sul campo dello stadio Adriatico di Pescara, dove è morto il 25enne Piermario Morosini, centrocampista del Livorno.
Il salvataggio del motociclista è avvenuto mercoledì pomeriggio. A raccontare quegli attimi concitati è Andrea Casaroli, 38enne soccorritore della pubblica assistenza Valnure, intervenuto con il defibrillatore insieme al dottor Giuseppe Napoli, in servizio sull’ambulanza dell’associazione di soccorso. «Il motociclista era in giro con un amico – racconta il volontario – e si è fermato alla guardia medica perché non si sentiva bene. Pensava a un problema di digestione e si è rivolto al medico. Era di fronte all’ambulatorio quando è caduto a terra perché il cuore si era fermato. La guardia medica ha avvisato il 118 e ha iniziato il massaggio cardiaco».
Soddisfazione viene espressa dalla cardiologa Daniela Aschieri, presidente dell’associazione Il cuore di Piacenza. “Da quando a Piacenza è operativo il “Progetto Vita” che consente anche al personale laico (cioè non medico o infermieristico) l’utilizzo dei defibrillatori – ha sottolineato la dottoressa Aschieri – la sopravvivenza da fibrillazione ventricolare è duplicata: dal 14% nell’epoca pre-Progetto vita, ora supera il 30%”.
Il 90% di morti da arresto cardiaco improvviso avviene fuori dall’ospedale. In particolare, a casa nel 70% dei casi, nel luogo di lavoro nel 15%, negli impianti sportivi e in altri luoghi nei rimanenti.
In totale tra Piacenza e Provincia se ne contano 267. Dal 1999 i salvati dal defibrillatore sono stati 75 e anche il numero degli abilitati all’uso del defibrillatore è cresciuto negli anni a livello esponenziale: si contano più di 10mila volontari pronti a utilizzare il defibrillatore in caso di bisogno.