Chi se li ricorda? Bisogna avere superato i cinquanta. Oppure conoscere la storia della musica progressive italiana e se qualcuno sente nominare il “Biglietto per l’inferno” sicuramente farà un salto sulla sedia.
Sì, perché il “Biglietto” è tornato!
Per chi non lo sapesse Il Biglietto per l’Inferno è un gruppo musicale lecchese degli anni ’70 con una singolare storia: fu molto apprezzato dalla critica ed ebbe anche un discreto successo ma, dopo la pubblicazione di un unico album nel 1974 (allora c’era solo il vinile a 33 giri!), si sciolse.
Il mitico album, introvabile, è oggetto di collezione ed è considerato tra i più rari (e belli!) della storia del prog italiano, e tra i 100 più importanti (per quell’anno) del rock a livello mondiale.
Perché ne riparliamo? Perché il Gruppo si è ricostituito con alcuni dei vecchi elementi, con l’aggiunta di nuovi musicisti, e con un nuovo nome, “Biglietto per l’Inferno.Folk” che sta a suggellare la maturazione del gruppo che lo riporta alle origini della musica, la musica popolare, la stessa dalla quale il rock, 35 anni fa, attingeva le sue linfe progressive.
Un grande ritorno con la presenza degli storici Pilly Cossa e Mauro Gnecchi, la benedizione (è il caso di dirlo) di Fra’ Claudio (al secolo Claudio Canali) e dei nuovi elementi: i polistrumentisti Renata Tomasella, Ranieri “Ragno” Fumagalli e Carlo Redi, il bassista Enrico Fagnoni, il chitarrista Franco Giaffreda e la cantante Mariolina Sala a cui spetta l’onore e l’onere ma anche, e soprattutto, il piacere di far rivivere i testi di Canali.
Il mito del Biglietto oggi può essere assaporato dal vivo con arrangiamenti, sonorità ed atmosfere che aggiungono bellezza alla magia dei brani che Cossa e Canali avevano concepito allora e che resteranno nel tempo una traccia indelebile nella storia del prog italiano.
Con questa nuova formazione il “Biglietto” ha pubblicato il CD “Tra l’assurdo e la ragione”: non sono più i ragazzi di 35 anni fa, ma riescono ancora a sfoderare l’energia esplosiva del rock “contaminata” dalla ricchezza timbrica e creativa della musica popolare tradizionale.
La formazione attuale:
Giuseppe “Pilly” Cossa: organetto diatonico, fisarmonica, tastiere.
Mauro Gnecchi: batteria e percussioni.
Enrico Fagnoni: contrabbasso, basso elettrico e basso acustico.
Franco Giaffreda: chitarra elettrica e chitarra acustica.
Renata Tomasella: piffero, flauti, ocarine e voce.
Ranieri “Ragno” Fumagalli: cornamuse, flauti e ocarine.
Carlo Redi: violino e mandolino.
Mariolina Sala: voce.
GUEST SPECIALE DELLA SERATA
DANIELE RONDA
Daniele Ronda nasce a Piacenza il 23 ottobre 1983 e sin da piccolo si appassiona alla musica. All’età di nove anni inizia a suonare il pianoforte entrando al conservatorio, ma è a quattordici anni che scopre la sua vera direzione dedicandosi al canto.
Numerosi concorsi, tra cui L’Accademia di Sanremo ed il Festival di San Marino, lo vedono protagonista come interprete, ruolo che però sente stretto, decidendo di scrivere brani propri. Daniele inizia così a comporre musica e testi a soli sedici anni. Il suo talento come autore ottiene presto il dovuto riconoscimento quando due dei suoi brani, “Almeno stavolta” e “L’anno zero”, sono scelti da Nek come singoli di lancio per il suo “Nek The Best Of… l’Anno Zero”, uscito nel 2003.
L’anno successivo Daniele si mette al lavoro con il suo gruppo di collaboratori e realizza il proprio singolo d’esordio “Come pensi che io”, in rotazione radiofonica dal maggio 2004, brano che lo porta sul palco del Festivalbar dello stesso anno. Nel 2005 altri quattro suoi brani vengono scelti per l’album “Una Parte Di Me” di “Nek”: “Lascia che io sia”, “Notte bastarda”, ” Va bene così” e “Una parte di me” che da il titolo all’album. Con “Lascia che io sia” Nek vince l’edizione 2005 del Festivalbar.
“Nella stanza 26”, ultima fatica discografica dell’artista romagnolo, vede ancora la presenza di tre brani di Daniele: “Cri”,”Sei”, e “Ancora un giorno di te”.In questi anni di collaborazione con Nek, le canzoni scritte da Daniele vengono esportate nel mercato latino; in Spagna il gruppo El sueno de Morfeo duetta con Nek su “Para t seria” versione spagnola di “Lascia che io sia”. Nel frattempo Daniele collabora anche con Massimo Di Cataldo scrivendo per lui la canzone “Amami”.
Nel 2008 Daniele partecipa come autore al Festival di Sanremo: insieme a Pasquale Panella, scrive per Mietta “Baciami Adesso” della quale sarà anche arrangiatore e produttore artistico. Mietta sceglie di inserire nel suo album anche altre due canzoni di Daniele: “Guardami” e “Con il sole nelle mani” che da il titolo al disco.
Nel 2009 Nek inserisce ancora una volta un pezzo di aniele nel suo album “Un’ altra direzione” il pezzo si intitola “tira su il volume”.
Sempre in questo periodo scrive successi di caratura internazionale nell’ ambito Dance come “Desire” di Dj Molella e molti altri, successi che escono per la “Do It Your Self” di Max Moroldo l’ etichetta dance italiana numero uno.
Il periodo a cavallo tra il 2008 e il 2009 è fondamentale poiché segna per Daniele “incontri importanti” come quello con Jonny Malavasi di Groove Company che diventerà da lì a breve suo compagno di viaggio, amico e manager . Nell’ autunno del 2009 Daniele prende la definitiva decisione di provare a cantare le canzoni che scrive e mettersi in gioco in prima persona.
Nell’ estate del 2010 esce il singolo “Lo so sei tu” che viene presentato in anteprima su Radio Italia, e balza nella top ten dei brani indipendenti più programmati.
Sempre nel 2010 partecipa alla finalissima del rinomato festival di Castrocaro classificandosi terzo e dopo 4 mesi entra nei 10 finalisti di Sanremo Lab presentandosi al prestigioso concorso con un brano in dialetto piacentino “la nev e il su” sfiorando la concreta possibilità di partecipare con lo stesso al festival di Sanremo 2011.
LA MATURITA’, IL RITORNO A CASA, IL FOLK E IL CANTAUTORATO.
Dopo aver scritto e arrangiato per dieci anni successi di caratura nazionale e internazionale nel Febbraio 2011 Daniele decide di sospendere del tutto e per sempre la sua attività di “Autore Pop-Dance”, a 27 anni decide di investire su se stesso e torna a Piacenza dopo un perido di lunga assenza dalla sua città natale e propio il ritorno a casa, alle radici, alla propia città segna e influenza indelebilmente il suo “nuovo percorso”.
Inizia così un lavoro massacrante, doloroso ed estenuante alla ricerca del “se stesso artistico”, si chiude in studio e scrive centinaia di pezzi e decine di arrangiamenti fino ad arrivare alla “rinascita” che avviene nel 2011 quando Daniele incontra il FOLKLUB, ossia “Sandro Allario” (grande fisarmonicista bergamasco con il quale trova il suono inconfondibile da dare al primo disco) e “Carlo Raviola” (bassista cuneese di valore e grande intenditore di musica indipendente) entrambi saranno le pietre miliari su cui poggerà e nascerà il Folklub che sarebbe presto diventato una grande famiglia.
E’ cosi’ che vira definitivamente sul suo vero grande amore di sempre: “IL FOLK” e “IL DIALETTO”. Escono infatti le 12 tracce di “DAPARTE IN FOLK” sotto il nome di “Daniele Ronda & FOLKLUB” un’ album fatto di sonorità estremamente acustiche e popolari, un mondo che sancisce in maniera definitiva l’ habitat ideale per valorizzare la graffiante e sofferta voce di questo giovane ma grande autore italiano.
L’ album “daparte in folk” si rivela un successo incredibile con oltre 5000 copie vendute e un’ epicentro significativo in Emilia Romagna e Lombardia. Daniele diventa grazie alle oltre 100 date live fatte nello stesso anno una delle voci più autorevoli di questo genere. Due gli importanti duetti nel disco, con Davide Van De Sfroos e con Danilo Sacco (il cantante dei Nomadi), queste prestigiose collaborazioni e la storica data del 31 Marzo del 2012 al teatro Municipale di Piacenza (con un tutto esaurito ed oltre 600 persone che non riusciranno ad entrare) lo consacra come uno dei più importanti cantautori Emiliano-Lombardi.