Casella: \”Accorpamento del 118? Per Piacenza sarebbe deleterio\”

I Moderati Piacentini per Dosi intervengono sul progetto di accorpamento di tutte le centrali del 118 in un’unica vasta area Emilia Nord. E lo fanno con Alberto Casella, odontotecnico di professione, ma volontariato nella pubblica assistenza dal 1987, ed ora candidato nella lista civica “Moderati piacentini per Dosi”. “Per Piacenza sarebbe del tutto inutile, spiega, e priverebbe il nostro territorio, di un patrimonio di professionalità rappresentato dalle centinaia di volontari.

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Il parere di Alberto Casella candidato della lista “moderati piacentini per Dosi”, con ventennale esperienza nel volontariato della pubblica assistenza ai più elevati livelli. “Il progetto di accorpamento di tutte le centrali del 118 in un’unica vasta area Emilia Nord? Per Piacenza, nell’attuale, quasi ottimale situazione, sarebbe del tutto inutile, probabilmente pure antieconomico e, soprattutto, priverebbe il nostro territorio, di un patrimonio di professionalità e radicamento socio-culturale rappresentato dalle centinaia di volontari che operano nelle diverse strutture capillarmente ubicate nei numerosi comuni piacentini”. Un giudizio preciso e puntale, sulla falsariga di altre prese di posizione “istituzionali” tutte negative, ma soprattutto competente, perché frutto di una ventennale partecipazione ai più elevati livelli, quello di Alberto Casella, odontotecnico di professione, ma volontariato nella pubblica assistenza fin dal 1987, ed ora candidato nella lista civica “Moderati piacentini per Dosi”. Casella è stato infatti responsabile del servizio di soccorso in Croce Bianca fino al 2000 ed in quello regionale di Anpas, come responsabile della formazione ed ora, da circa due anni, è responsabile, sempre come volontario, del CUT, il centro unico trasposti che raggruppa i due maggiori enti pubblici piacentini, ovvero Croce Bianca e Croce Rossa. “La mia valutazione- chiarisce Casella- scaturisce non tanto da una considerazione oggettiva, in quanto per ora si tratta solo di un’ipotesi, seppur supportata da analoghi esempi già concretizzati in Regione che, a quanto mi risulta, non hanno certo prodotto miglioramenti nel servizio, anzi…Non è inoltre assolutamente dimostrato che le centrali uniche possano determinare un miglior servizio rispetto a quello già esistente che, nella nostra provincia, è già particolarmente efficace; quindi, a ragion di logica, tutto ciò che è efficiente, che funziona bene, va lasciato com’è ed è già di per sé economico. Le associazioni che operano sul territorio- spiega Casella- caratterizzato da una conformazione particolare perché in gran parte montuoso e poco popolato, sono radicate nel tessuto sociale dei singoli comuni, ne fanno parte integrante. I militi vivono tra la gente, la conoscono personalmente anche perché buona parte di loro abita nei comuni dove sono ubicate le “Associazioni siano Anpas o Cri”con i mezzi di soccorso. Personale certo volontario ma- posso assicurare- estremamente preparato, perché la loro professionalità è il frutto di una passione ed un impegno encomiabile al servizio degli altri. Hanno inoltre una conoscenza approfondita sull’esatta localizzazione delle chiamate. I dati per ora disponibili- soggiunge Casella- dimostrano che in quelle Regioni dove si è provveduto all’accorpamento, i risultati sono stati deludenti e, in alcuni casi, hanno anche avuto gravi conseguenze sulla qualità del servizio, tanto che alcuni sindacati hanno già presentato esposti in procura contro lo smantellamento delle centrali operative, come nel caso del Confsal a Lodi. Anche sotto il profilo dei costi, da alcune esperienze avviate in Romagna, emerge chiaramente che il risparmio è minimo, nullo o addirittura ha segno negativo. Ma quello che appare ancor più stridente- segnale di uno “scollamento” tra potere istituzionale e società civile- è che le associazioni stesse non sono state assolutamente coinvolte in questa ipotetica trasformazione.