Maxi risarcimento di un milione e trecento mila euro, chiesto dal Comune di Piacenza per il crollo del ponte sul Po, avvenuto il 30 aprile del 2009. Ieri, nel corso della prima udienza preliminare, il Comune di Piacenza e quello di San Rocco al Porto hanno chiesto di essere ammessi come parte civile, per i danni economici subiti dopo l’interruzione del collegamento delle due sponde, piacentina e lodigiana, durato per mesi.
Le difese degli imputati hanno già più volte ribadito la loro tesi: «Si trattò di un evento eccezionale: la straordinaria piena del fiume di quei giorni provocò lo spostamento di una pila che sorreggeva il ponte, causando il crollo, impossibile da prevedere».
Ma intanto Palazzo Mercanti ha quantificato il disagio patito: 300mila euro di spese “vive” (ad esempio i costi sostenuti per approntare la viabilità alternativa e quella di accesso al ponte provvisorio) e un milione di euro per i danni indiretti e quelli di immagine subiti dall’amministrazione e dall’intera comunità.
Ha chiesto di essere ammessa come parte civile anche una società (rappresentata dal legale Camillo Bongiorni) che fu costretta a chiudere un negozio nel centro commerciale appena al di là del ponte a causa dell’improvviso calo degli affari.