Farà tappa anche all’Università Cattolica “Le dimore invisibili”, la mostra fotografica che fa parte del Progetto Regionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, sub-progetto beni relazionali, promosso dal Centro di Servizio per il Volontariato di Piacenza – S.V.E.P.
Dal 20 al 30 marzo l’atrio d’onore della sede piacentina dell’ateneo cattolico e i corridoi della facoltà di Scienze della formazione ospiteranno le suggestive immagini in bianco e nero scattate da Giulio Merli, la cui forza narrativa è supportata dai testi redatti da Brunello Buonocore, Rita Casalini, Stefania Mazza, Giulio Merli e Fabrizio Statello
La mostra e il catalogo si collocano all’interno di un’ampia e articolata iniziativa progettuale finalizzata a far luce sul rapporto tra processi di impoverimento e fragilità dei legami sociali. Il lavoro pone particolare attenzione ai processi di attribuzione di senso che le persone senza dimora mettono in atto nei luoghi che abitano.
Le persone senza dimora, ritratte in questo lavoro foto-biografico, potrebbero essere considerate, in prima battuta, come il settore della popolazione in cui, nella forma più acuta e grave, si manifestano sia la deprivazione economica e materiale, sia il deterioramento del tessuto di relazioni sociali.
L’originale operazione culturale che qui si presenta invita a problematizzare questa rappresentazione, mostrando come, anche in condizioni di estrema precarietà economica e psico-sociale, il desiderio di intimità e di domesticità non sempre si estingua, anzi si misuri creativamente con un quadro di vincoli potenzialmente paralizzanti.
Visitando i luoghi e incontrando le persone, come indirettamente il catalogo e la mostra consentiranno di fare, ci si potrà rendere conto di essere in presenza di autentiche dimore, benché dai significati contraddittori: in qualche caso si tratta di soluzioni abitative estreme, anticamera della strada, dove il tetto e le pareti, nella loro fisicità non sono oggetto di investimento, di cura e di valorizzazione affettiva; in altri casi si tratta di luoghi di rigenerazione dell’intimità, di relazione significativa, di protezione e ricostruzione dell’identità personale.