“Abbiamo di fronte una sfida, che si può vincere solo puntando sulla qualità. E l’obiettivo dell’accordo raggiunto va proprio in questa direzione”. Non usa mezzi termini Dario Squeri per commentare l’accordo siglato da Unionalimentari – Confapi con le organizzazioni dei produttori sul prezzo del pomodoro.
Un patto che ha fatto discutere, ma che rappresenta un passaggio fondamentale per la filiera agroalimentare piacentina e non solo. “Siamo sicuramente i primi in Italia e probabilmente anche in Europa nelle tempistiche – ha proseguito Squeri -, e anche per questo riteniamo di essere un riferimento per il settore. La volontà, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, è quella di mettere assieme le preoccupazioni del mercato dei derivati del pomodoro e quella dei coltivatori. Perché, se come filiera riusciamo a superare i prossimi due anni, sono convinto che i nostri competitori a livello internazionale saranno in difficoltà e noi avremo in mano il mercato europeo di qualità”. Proprio su quest’ultimo punto si caratterizza l’accordo raggiunto. “Avremmo potuto andare a comprare il pomodoro che ci veniva offerto dalla Puglia e dalla Toscana, ma non lo abbiamo fatto – ha sottolineato Squeri -, questo perché vogliamo essere al fianco degli agricoltori piacentini. Ma solo a patto che si punti sulla qualità, incentivando chi lavora bene e penalizzando chi non lo fa. Credo sia la migliore risposta a tutte le polemiche. E’ l’unico modo per vincere questa battaglia”.
Tesi sposata anche da Gianmario Bosoni, anch’egli protagonista dell’accordo siglato da Confapi sul prezzo del pomodoro. “Gli 85 euro a tonnellata rappresentano un riduzione molto lieve rispetto agli 88 euro del 2011 – ha detto Bosoni -, ma il gap con la Spagna, che paga 75 euro a tonnellata, si mantiene. Questo margine si può sopportare solo a fronte di un prodotto di qualità. E Piacenza è sicuramente la parte più nobile nella produzione delle polpe. Chi non è in grado di fare qualità non può stare sul mercato”. Sulla dilazione dei pagamenti, la risposta è altrettanto chiara: “Ci sono realtà al sud che devono ancora ricevere i pagamenti del 2011 – ha ribadito Squeri -, quindi bisogna innanzitutto contestualizzare il momento. E anche per questo, per una industria stagionale, nell’attuale congiuntura economica, diventa impossibile pagare a 60 giorni”.
Infine, un passaggio sui connotati “politici” assunti dalla vicenda. “Abbiamo scelto Confapi – hanno commentato all’unisono Squeri e Bosoni -, perché più vicina alle esigenze delle piccole e medie imprese. Noi abbiamo chiesto fin da subito un tavolo comune, ma ci è stato risposto di fare una trattiva separata. E noi lo abbiamo fatto, tanto che dopo nove ore di discussione con le organizzazioni dei produttori, abbiamo siglato l’accordo. Questo però non significa che non siamo disponibili al dialogo, anzi, in questo particolare momento occorre volare molto basso. E’ un consiglio che rivolgiamo a tutti”. E su quest’ultimo punto è arrivata la chiosa del direttore di Confapi Piacenza, Fabio Bellinaso: “L’elemento positivo è il riconoscimento del comparto industriale alimentare rappresentato da Confapi – ha sottolineato -. Rispetto invece alla vicenda del prezzo del pomodoro, credo si tratti di un accordo che ha trovato la piena condivisione delle organizzazioni dei produttori: del resto i contratti si firmano in due e in questi casi le polemiche è meglio lasciarle da parte”.